Tassista al volante in “malattia” denunciato per truffa aggravata

Percepite indebitamente indennità per la «temporanea inabilità assoluta» pari a 5.600 euro. Nelle indagini ascoltati come presunti testimoni 96 clienti

MONFALCONE Anziché starsene a casa, per curare una malattia che la professione aveva fatto insorgere e acuire, inseriva la chiave nel cruscotto e accendeva il motore per portare alla meta i suoi passeggeri. Uno stacanovista? Non proprio, o meglio non solo. Perché per quel suo stato di «temporanea inabilità assoluta al lavoro», correttamente certificata dal medico, percepiva dall’Inail un’indennità sostitutiva della retribuzione e dunque avrebbe dovuto astenersi dall’esercizio dell’attività. Per questo motivo un tassista monfalconese operativo in città, M.O. le sue iniziali, sulla cinquantina, è stato denunciato alla Procura di Gorizia per «truffa aggravata ai danni dello Stato».

Un’indagine lunga, protrattasi nell’arco di quasi un anno, quella affidata ai finanzieri della Compagnia di via Boito, che oltre alle ricognizioni fotografiche, i pedinamenti, l’analisi dei tabulati telefonici hanno acquisito anche 96 testimonianze ascoltando, in qualità di persone informate sui fatti, i presunti clienti dell’uomo in tutti quei mesi. Un numero ragguardevole.

L’attività investigativa è partita da una segnalazione della Polizia locale. La municipale aveva raccolto la “soffiata” di un cittadino, che a sua volta aveva riferito le circostanze all’amministrazione. Tra l’altro l’ingresso del comando si affaccia alla stazione dei taxi, da anni in via Rosselli.

Dalle indagini, avviate a febbraio-marzo 2018 e concluse nel dicembre dello stesso anno, è emerso che il tassista, sebbene formalmente in stato di «temporanea inabilità assoluta al lavoro» per una malattia agli arti, «continuava a svolgere regolarmente l’attività professionale, percependo indebitamente, ai danni dell’Inail, un’indennità poi quantificata in 5.600 euro». La somma mensile si aggirava sui 500 euro, mentre stando alle analisi dei finanzieri l’uomo “arrotondava” intascando dai clienti circa un migliaio di euro. I fatti sarebbero proseguiti in un lasso di circa 300 giorni.

La malattia, come sottolineato dalla Gdf, presieduta a livello provinciale dal colonnello Giuseppe Antonio d’Angelo, era reale, invalidante al 100% e il relativo certificato medico regolare. Non è questo, sottolineano con l’evidenziatore i militari, un caso di falso invalido. L’uomo avrebbe dovuto unicamente riposare e recuperare le energie psicofisiche anziché continuare a lavorare, riscuotendo l’indennità dall’Inail; e al momento della guarigione dichiarare il cambiamento di stato, trattandosi di una malattia «non permanente».

Dopo la prima segnalazione, dunque, le Fiamme gialle hanno provveduto a svolgere preliminari accertamenti sulla fondatezza delle dichiarazioni; e una volta assunti gli elementi, hanno informato la Procura che ha disposto le indagini. L’attività investigativa si è avvalsa di numerosi appostamenti, controlli e pedinamenti che «hanno permesso di ricostruire l’effettiva attività svolta nel periodo di inabilità». In particolare, attraverso la disamina dei dati del traffico telefonico del cellulare in uso all’indagato, i militari hanno individuato decine di presunti clienti che, una volta identificati, sono stati sentiti come testimoni. È stata mostrata loro una foto di M.O. e «hanno così potuto riconoscere il tassista», confermando di «aver usufruito delle corse e di avergli corrisposto il prezzo dovuto».

A causa della condotta illecita il tassista, oltre a restituire le somme indebitamente riscosse, dovrà rispondere dell’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. L’autorità giudiziaria, stante il quadro probatorio, ha disposto la conclusione delle indagini preliminari e chiesto il rinvio a giudizio dell’indagato.. —


 

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