«Tassa di soggiorno? Solo se finanzia lo sviluppo turistico»

L’introduzione della tassa di soggiorno in regione e quindi anche a Trieste, da applicare a chi vi arriva per qualche giorno? «Favorevoli, purché i soldi siano impiegati per lo sviluppo del turismo». È una condizione limpida quella che pongono sostanzialmente in coro Federalberghi e Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo). E che trova il Comune concorde, con l’assessore alle Attività economiche, Edi Kraus. Il dibattito si è riaperto dopo le parole di una manciata di giorni or sono del vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello: «In un momento di calo delle risorse c’è la necessità di pensare a questa misura - aveva affermato Bolzonello -. Vorrei proporre alla giunta una strada diversa o comunque integrativa. Riteniamo che all’interno di una card di servizi si possa inglobare quella che per i più oggi è la tassa di soggiorno».
«La tassa? Si tratta di una strada percorsa in quasi tutto il mondo - osserva Edi Kraus -. Attivata in una qualche forma, ci consentirebbe di avere dei fondi, un flusso costante, per lo sviluppo dell’attività turistica futura. Ne stiamo discutendo con gli operatori». Ma che valore, in termini di euro da pagare, dovrebbe avere questa tassa? «Bisognerà elaborarla sulla base dei dati esistenti, facendo un’analisi e poi delle ipotesi partendo da statistiche. Credo sia abbastanza facile», aggiunge Kraus. Prima di concludere con un’ulteriore riflessione: «La tassa di soggiorno permetterebbe inoltre un maggiore controllo fiscale su realtà quali ad esempio affitta-camere che operano sul mercato e devono appunto sottostare alle verifiche».
Bolzonello aveva ipotizzato una tassa inclusa in una carta servizi, punto su cui Cristina Lipanje non si mostra affatto convinta: «Non siamo riusciti a capire - spiega la presidente provinciale di Federalberghi -, abbiamo bisogno di altre notizie. Una tessera servizi non interesserebbe a chi viene per lavoro a Trieste. Quindi la tassa alla fine sarebbe pagata solo dai turisti o da chi vuole». La strada, allora, sarebbe quella di includerla nel costo dell’albergo o di ogni altra struttura ricettiva? «La tassa va pagata a parte, ha una contabilità diversa. Includendola, dovremmo aggiungere l’Iva. Quasi dappertutto la si salda in contanti, qualcuno la mette nel prezzo della camera ma dipende molto dalle tariffe». In generale, comunque, la posizione di Lipanje è netta: «Sono favorevole solo se la tassa serve ad avere fondi destinati allo sviluppo del turismo. Altrimenti - conclude - no, quell’entrata non può essere usata per altro, per sistemare i marciapiedi ad esempio, e diventare solo un balzello in più».
Una posizione, quella della presidente di Federalberghi, condivisa dal numero uno della Fiavet regionale, Roberto Cividin: «La tassa di soggiorno è ormai in vigore in quasi tutte le regioni italiane. Se diventa anche qui una tassa di scopo - entra nel merito Cividin -, programmata tramite una concertazione con gli operatori perché chi sta sul territorio conosce la situazione, allora può diventare un vantaggio. Cioè va fatta proprio per lo sviluppo turistico. Così, sono favorevole: si tratterebbe di un piccolo ricarico per il cliente, da applicare in maniera congrua, nell’ordine di pochi euro». Un concetto, per Cividin, va ribadito: «Le istituzioni ne discutano a un tavolo con chi è sul campo. Chi sta sul mercato sono le imprese del settore».
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