Tassa di soggiorno, la Regione accelera

Trieste scalpita. E la Regione accelera. La tassa di soggiorno per i turisti e i visitatori in arrivo e che si fermeranno almeno una notte in strutture ricettive si appresta a diventare realtà anche in Friuli Venezia Giulia: la cornice normativa sarà definita dall’ente regionale sulla base delle indicazioni di legge nazionali, poi spetterà a ogni singolo Comune decidere se istituirla nel concreto con la “personalizzazione” delle modalità. Che, evidentemente, dovranno rispettare il perimetro di matrice regionale. Il vicepresidente della giunta Serracchiani, Sergio Bolzonello, ha fatto sapere che l’esecutivo è pronto ad affrontare il tema: «Si apre un ragionamento». E lo si apre presto, considerato che «la riflessione sarà all’ordine del giorno della giunta - aggiunge - nei prossimi 15 giorni». Insomma, entro fine aprile si avrà un indirizzo. Dell’ipotesi si parla da mesi ormai e siccome l’obiettivo è di dare l’opportunità alle amministrazioni comunali di rendere operativa l’introduzione della tassa dal primo gennaio 2016, la Regione ha deciso di innestare la quinta.
Il pressing triestino Da Trieste, l’appello a favore del balzellino che potrebbe costare ai turisti pochi euro in più sul conto del proprio soggiorno in riva all’Adriatico è stato rilanciato nei giorni scorsi. Il fronte del tavolo tecnico è compatto, sebbene Federalberghi (come riferiamo a parte) mantenga una posizione di neutralità. Comunque non di contrarietà. In ogni caso, Comune, Provincia, Camera di commercio e PromoTrieste dicono “sì”. A una condizione ben precisa: che i soldi incassati attraverso la tassa siano poi vincolati dall’amministrazione comunale a un “uso turistico”, ossia finalizzati allo sviluppo del comparto. Si paga per il turismo e allora quei quattrini siano riversati sul territorio in termini di promozione, di organizzazione eventi e appuntamenti, di miglioramento dei servizi, della segnaletica turistica e così via.
Il primo cittadino «Ho sempre detto - osserva il sindaco Roberto Cosolini - che le risorse derivanti andrebbero reinvestite sul turismo. Ci consentirebbero un salto di qualità, posto il fatto che come si è visto a Pasqua la città sta continuando a vivere un ottimo momento sul piano dell’affluenza. I flussi ci sono ma non abbiamo una grande capacità di investimento». Che tale diverrebbe, è il ragionamento del primo cittadino, grazie alla nuova tassa. Da istituire non al buio, ma in maniera ragionata: «Va organizzata in modo equilibrato - riprende Cosolini -, senza penalizzare l’offerta alberghiera e magari con soluzioni a scalare per famiglie o in base alla durata della permanenza. Comunque, parliamo di una spesa minima: immagino ad esempio che un avventore che si ferma una notte in un albergo pagando 150 euro, con la tassa ne pagherà per ipotesi 152».
Cciaa a favore Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio: «L’introduzione della tassa di soggiorno, se utilizzata a favore dello sviluppo turistico del territorio, va vista positivamente. È fondamentale che vi sia un impegno formale del Comune di Trieste con gli albergatori affinché quanto verrà versato nelle casse comunali venga poi dal Municipio reinvestito in ambito locale per migliorare l’offerta turistica territoriale, nonché per promuoverla attraverso Promotrieste in Italia e all’estero». E l’intenzione di chi amministra palazzo Cheba è proprio quella auspicata da chi occupa la plancia di comando al palazzo della Borsa Vecchia, la sede Cciaa in piazza della Borsa.
I parametri In Regione, dunque, si accingono a stringere i tempi: l’articolazione dello schema normativo metterà sul tavolo la possibilità per tutti i Comuni del Fvg di dotarsi della tassa di soggiorno. È chiaro, nel contempo, che avrà un senso prevederla solo per i territori che abbiano una ricettività, visto che lo strumento è tarato sul posto letto e sulla permanenza della persona a notte. Oltre a Trieste, le prime località che vengono in mente sono quelle di mare, Grado e Lignano: in quest’ultima il dibattito sull’introduzione del balzello è particolarmente acceso, con Federalberghi e Confcommercio regionali schierate contro e dall’altra parte della barricata il presidente di Sabbiadoro Gestioni Loris Salatin a favore. In Italia, solo il Friuli Venezia Giulia e il Molise, ad oggi, non hanno una legge vigente in proposito. Nelle altre regioni, lo strumento è utilizzabile, sebbene non tutte le amministrazioni locali abbiano ritenuto di applicarlo. Come riportato nel grafico, le caratteristiche per la regolamentazione possono essere differenti fra città diverse, sia nella categorizzazione delle strutture ricettive, sia nelle cifre minime e massime, e vengono previste esenzioni (ad esempio, come fa Venezia, per i residenti o per gli under 10) oppure riduzioni (del 50% per i giovani di età compresa fra i 10 e i 16 anni non compiuti, per restare all’esempio di Venezia).
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