Tassa di soggiorno a Trieste, alla regata 50 mila euro come al carnevale: la Barcolana pretende di più

Il presidente Gialuz: «Riceviamo molto meno di quello che portiamo alla città. Parliamo di 71 milioni di indotto. Serve un confronto con il tavolo tecnico»

TRIESTE. «Non vogliamo fare polemiche, però è anche giusto che Barcolana non sia una spesa di pochi a fronte dell’introito di molti». Così Mitja Gialuz, presidente di Barcolana, che aveva chiesto un incontro con il tavolo tecnico che stabilisce come investire le risorse derivanti dalla tassa di soggiorno.

Una richiesta ora rinnovata anche alla luce delle scelte che vedono assegnato alla regata più affollata del mondo un contributo di 50 mila euro, lo stesso importo dello scorso anno ma pure la stessa cifra prevista per il Carnevale di Trieste. Il confronto tra i due appuntamenti è impietoso con la regata che, studi alla mano, porta introiti per 70 milioni di euro alla città.

Quanto poi al costo di una notte in camera doppia in un hotel quattro stelle, si passa dai 100 euro di febbraio ai 400 euro per il secondo weekend di ottobre, quello di Barcolana, e questo genera chiaramente un aumento delle risorse che derivano dalla tassa di soggiorno. A spiegare la scelta del riparto della torta da 1,9 milioni di euro sono Giorgio Rossi, assessore al Turismo, e il presidente di Federalbergi provinciale Guerrino Lanci, che vogliono scommettere sul Carnevale per dare la svolta a un periodo asfittico sotto il profilo turistico.

«Nel 2021 l’evento – spiega Rossi – deve fare un passo importante perché non possiamo avere una manifestazione inferiore a quella di Savogna d’Isonzo, con rispetto parlando. Oggi siamo a un livello basso e modesto, vogliamo renderlo internazionale». Rossi respinge anche possibili polemiche: «Barcolana ha ricevuto le stesse risorse dello scorso anno».

Lanci conferma che «il Carnevale deve essere un prodotto turistico, un po’ come avvenuto lo scorso anno con quello Europeo. Non vogliamo ambire a diventare Venezia o Viareggio, però deve crescere e con queste risorse facciamo una scommessa che gli organizzatori dovranno saper raccogliere. I numeri ci dicono che ci sono dei buchi nelle presenze (nelle strutture ricettive, ndr) da novembre a marzo e noi dobbiamo fare una programmazione a lungo termine».

Per quanto concerne il corso mascherato, Rossi conferma che non c’è alcuna volontà di fare la guerra a Muggia o al Carnevale carsico, con Lanci che auspica invece una possibile collaborazione creando un calendario di eventi bello lungo.

Chi, per usare un eufemismo, non ha gradito il riparto è però chiaramente Barcolana: «Lavoriamo benissimo con il Comune e non vogliamo fare polemica ma ragionare insieme – spiega Gialuz –. E non vogliamo neanche catalizzare tutte le risorse. Se il Carnevale dovesse diventare un evento di primo piano non potrei che esserne felice.

È giusto però avere un confronto con il tavolo tecnico, per spiegare quante risorse entrano in città grazie a Barcolana visto che possiamo calcolarle in maniera precisa grazie a degli algoritmi. Questi ci dicono che generiamo un indotto da 71 milioni di euro, con un ritorno di immagine da più di 26 milioni. Per mantenere un certo livello c’è bisogno di risorse e se cala la qualità dell’evento diminuisce il numero di persone che arrivano in città. Secondo i nostri calcoli – conclude Gialuz – riceviamo molto meno di quello che portiamo ed è ciò che vorremmo spiegare al tavolo tecnico». 


 

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