Tanti straordinari, pochi fondi: sindacati della sanità in rivolta a Trieste

Cigl, Cisl e Fials-Confsal denunciano i carichi di lavoro extra imposti a infermieri e medici per compensare organici insufficienti. «Ma il sistema così non regge»
25/03/2020 Roma, emergenza Coronavirus, il reparto di terapia intensiva del Covid3 HUB - INMI Spallanzani presso l'ICC di Casalpalocco. Nella foto gli infermieri e i medici a lavoro sui pazienti ricoverati
25/03/2020 Roma, emergenza Coronavirus, il reparto di terapia intensiva del Covid3 HUB - INMI Spallanzani presso l'ICC di Casalpalocco. Nella foto gli infermieri e i medici a lavoro sui pazienti ricoverati

TRIESTE Lo stato di agitazione del personale del comparto sanitario di Asugi potrebbe essere proclamato in tempi brevi se dai vertici dell'Azienda e dalla Regione non ci sarà l’impegno a garantire le risorse per gli straordinari. Lo annunciano Cgil Fp, Cisl Fp e Fials-Confsal, sottolineando come a seguito dei controlli imposti con tamponi sulle persone di rientro da Grecia, Spagna, Malta e, soprattutto, Croazia siano previsti turni extra per gli operatori.

«Esiste una carenza storica di personale nel lato giuliano di Asugi - spiega Virgilio Toso, segretario provinciale della Cgil Fp - a cui si sopperisce aumentando i turni di lavoro. Dall’inizio della pandemia Covid a Trieste abbiamo avuto 1.500 contagi, circa il 40% di tutto il Fvg. Nella fase due bisogna recuperare l’arretrato dell’attività sospesa da marzo a giugno e ora si aggiungono i tamponi. Il Fvg, inoltre, a differenza di altre Regioni, non è intervenuta per impedire eventi che radunano numerose persone con il relativo aumento dei rischi. Il sistema non può reggere e non abbiamo garanzie sulle coperture economiche del comparto. Il direttore di Asugi, Antonio Poggiana, deve farsi garante sui fondi e se ciò non dovesse avvenire siamo pronti a proclamare lo stato di agitazione».

A rincarare è Francesca Fratianni (Cgil Fp): «Parlano di nuove assunzioni, abbiamo chiesto di avere un quadro tra ingressi e uscite, non abbiamo mai avuto risposte. Nell’area emergenza mancano dieci infermieri e la formazione richiede sei mesi. Abbiamo del personale molto capace, ma senza programmazione è difficile andare avanti in quanto i colleghi sono stanchi e fanno più ore dell’orologio. Sono finite anche le risorse per i turni aggiuntivi, difficile capire come andare avanti». Mario Lapi (Cisl Fp) conferma che «le stabilizzazioni non stanno incidendo sul numero degli operatori in servizio. Le spese del Covid continuano a salire, nei tre mesi del picco (marzo, aprile e maggio, nda) ci sono state 35 mila ore di straordinario, queste valgono un milione di euro. Siamo molto preoccupati in quanto le Rar non saranno sufficienti a coprire tutto. La realtà è che Trieste, dove l’impatto Covid è stato maggiore, avrebbe dovuto avere risorse maggiori nell’accordo firmato a inizio agosto con la Regione. Abbiamo provato a chiederle ma è prevalsa la necessità di garantire i premi al personale».

Il riferimento è all’incontro del 6 agosto, termine di una trattativa iniziata a fine maggio, quando i rappresenti dei lavoratori hanno sottoscritto il documento proposto dalla Regione sulla gestione delle Rar (Risorse aggiunte regionali che servono per pagare progetti e ore di straordinario) e sui fondi nazionali. A verbale poi, ricordano Cgil e Cisl, è stato aggiunto che in caso di mancanza di risorse la Regione si sarebbe impegnata «compatibilmente con il bilancio» a implementare lo stanziamento. «L’errore nasce da là - sottolinea Fabio Pototschnig, segretario regionale della Fials - perché Asugi è penalizzata rispetto agli altri territori. Non ci saranno risorse sufficienti e il personale ha ricevuto una circolare nella quale si invita al “buonsenso” nelle ferie, molti però sono già in Croazia e alcuni sono tornati a casa essendo lavoratori transfrontalieri. La realtà è che serviva, e serve, un sistema nuovo in grado di pensare a una gestione strutturata di quanto sta avvenendo perché i tamponi da eseguire sono destinati a salire. Tanto di capello ai colleghi che hanno lavorato in questo weekend». —


 

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