Tamponi, nel drive-in all’ex Opp di Trieste in tanti si presentano senza appuntamento

TRIESTE Rientrano quasi tutti da una vacanza in Croazia i triestini in fila per tutto il giorno, ieri, nel piazzale del Dipartimento di Prevenzione, nel rione di San Giovanni. Lì, all’interno del parco dell’ex Opp è stato allestito in pochissime ore uno dei punti prelievo presenti in Friuli Venezia Giulia: un un drive-in (attivo solo la mattina) e due container (ogni giorno dalle 9 alle 17.30). Fino a sabato scorso erano stati refertati i test di 900 residenti e nessuno di loro si è rivelato positivo.
Al ritmo di un appuntamento ogni cinque minuti, con una media di 300 tamponi al giorno, dieci operatori di Asugi sono impegnati a effettuare materialmente i prelievi, mentre altri 15 rispondono alle centinaia di mail in arrivo ogni giorno, con un crescendo nel weekend, per organizzare l’appuntamento, chiamando persona per persona. Proprio per fronteggiare questa mole di lavoro sono stati potenziati i turni degli operatori, ed è stato chiesto parte del personale di sacrificarsi nei giorni di Ferragosto e, in qualche caso, anche di rientrare dalle ferie.
«Stiamo mettendo in atto un grande sforzo - commenta Roberta Fedele, responsabile delle Professioni sanitarie del dipartimento -, mentre invece avremmo dovuto tirare il fiato e riprenderci i tre mesi di grande lavoro della scorsa primavera. Tutto è stato approntato dalla sera alla mattina dopo l’emanazione dell’ordinanza del ministero».
A San Giovanni arrivano famiglie, coppie e giovani, che hanno pernottato oltreconfine in campeggi o abitazioni, pochi invece quelli che hanno viaggiato in barca. La precedenza ovviamente viene data ai residenti, mentre gli stranieri, che numerosi hanno chiamato per informazioni, creando dei disguidi, vengono indirizzati verso i centri privati che in città o in Croazia effettuano gli esami a pagamento. «Trieste è la città del Friuli Venezia Giulia sicuramente con il numero maggiore di richieste – sottolinea ancora Fedele – vista la nostra vicinanza con la Croazia. Pochi infatti sono finora le persone in arrivo dagli altri paesi a rischio».
Rientrata il 14 agosto dall’Istria è ad esempio una coppia con due figli, che ieri si è recata all’ex Opp per effettuare il test. «Abbiamo subito mandato la mail per autodenunciarci, segnalando che eravamo in quattro», sottolinea un signore. Un dettaglio non influente, visto che negli scorsi giorni diverse persone hanno prenotato solo per un componente del nucleo famigliare, presentandosi poi invece in più componenti. Così hanno fatto altri che, una volta rientrati a Trieste, pensando che bastasse dire che il vicino di tenda aveva fatto il tampone, si sono presentate direttamente senza registrarsi. A questo proposito Asugi evidenzia che, al fine di garantire la risposta nei minimi tempi possibili, coloro che prenotano il tampone via mail al dipartimento di Prevenzione di Trieste e a Gorizia non possono portare con sè ulteriori persone prive di prenotazione.
Tra i triestini che avvistati ieri a San Giovanni a anche un uomo andato a Pola in giornata solo per portare la moglie, senza mai scendere dall’auto. Un viaggio che, in un primo momento, non sembrava avere conseguenze tali da prevedere il tampone. «Ma controllando l’ordinanza mi sono accorto che l’autodenuncia vale anche per chi transita – racconta -. Allora ho richiamato il Dipartimento e la Protezione civile e ieri mi hanno richiamato per fare il tampone, perché non potevo andare a lavorare senza l’esito dell’esame. In questi giorni sono rimasto a casa. Domani sera (oggi, ndr) devo andare a lavorare, ma dovrei sapere in teoria già prima il risultato. Mi hanno detto che se non ricevo un avviso entro 24 ore, significa che non sono positivo».
In barca dalle acque croate sono invece rientrate due famiglie, in viaggio assieme. «Ieri mi hanno telefonato per avere l’appuntamento e siamo tornati oggi, come previsto – spiega una signora -. È un po’ una seccatura, perché alla fine non siamo mai scesi dalla barca, abbiamo viaggiato tra le isole e siamo partiti prima del decreto. Siamo tutti titolari di attività e domani (oggi, ndr) dobbiamo andare a lavorare, speriamo sia tutto a posto, ma fino a quando non lo sapremo, dovremo stare a casa». «Dal momento del rientro – evidenzia Fedele assieme a Federico Romanese, medico igienista del dipartimento - ci sono 48 ore di tempo per effettuare il test».
Da Malta, venerdì mattina, dopo una settimana, è arrivata invece un’altra coppia. «Se non ci chiamano, vuol dire che siamo negativi – dice un ragazzo -. Ci aspettavamo che in aeroporto a Venezia ci fosse la possibilità di effettuare il test, in realtà non è stato possibile». —
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