«Tai Missoni, la lezione di un uomo di stile»

Ai funerali dello stilista dalmata scomparso venerdì una folla commossa ha salutato il genio del colore. La figlia Angela: sono fiera di papà
Il feretro di Ottavio Missoni portato a spalla fuori dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Gallarate, 13 maggio 2013. ANSA/MATTEO BAZZI
Il feretro di Ottavio Missoni portato a spalla fuori dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Gallarate, 13 maggio 2013. ANSA/MATTEO BAZZI

«Uno stilista che ha preso i disegni dei sogni per farne abiti»: così Ottavio “Tai” Missoni, scomparso venerdì all’età di 92 anni, è stato ricordo da monsignor Giulio Della Vite durante i funerali nella basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate. «A giugno - ha ricordato il sacerdote amico di famiglia - mi disse: “se Dio c’è è un artista, anzi uno stilista. Ma Dio non è come lo raccontate voi preti, perchè o siamo venuti male noi o lui non è un granchè a disegnare”». Aneddoti che hanno strappato qualche sorriso in chiesa, fra parenti, amici e dipendenti dell’anziano Missoni. «Il vestito - ha aggiunto il sacerdote - in realtà è una lingua che ci dice chi si è e chi si vorrebbe essere. La moda passa, lo stile resta: siamo qui a raccogliere la lezione di un uomo di stile». Durante la messa, è stata letta la preghiera degli esuli istriani, mentre è stato suonato l’Inno alla gioia di Beethoven durante l’eucaristia. Prima della fine delle celebrazioni, sull’altare della basilica figli, nipoti, cugini e amici di Ottavio

Missoni lo hanno ricordato per l’ultima volta. Toccante l’intervento della figlia Angela, che rivolgendosi alla madre Rosita in prima fila le ha detto, suscitando un applauso corale: «Mamma, grazie di averci regalato di averlo come padre e nonno dei nostri figli». «Da bambina - ha ricordato - ero molto fiera di averlo come papà, ma da adolescente no perchè lo vedevo come un papà assente. Poi, con i miei fratelli, abbiamo capito che se lo cercavamo lui c’era e aveva per noi parole illuminanti: papà era un uomo libero e ci ha lasciato liberi, non ci ha mai giudicati». C’è stato poi un saluto anche da una rappresentante dei dipendenti: «Ottavio, ti porteremo sempre nei cuori». Le esequie si sono concluse sulle note del “Va pensiero” di Verdi, suonato con l’organo e cantato.

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