Taglio dei vitalizi agli ex deputati. In Fvg pronti fra i 30 e i 40 ricorsi

In media riduzione di 2.500 euro al mese. Alcuni big locali a un incontro con l’avvocato Paniz: «Lesi i diritti»
29/09/2014 Roma, Camera dei Deputati, conferenza interparlamentare sul Fiscal Compact, nella foto l'Aula con le bandiere italiana ed europea
29/09/2014 Roma, Camera dei Deputati, conferenza interparlamentare sul Fiscal Compact, nella foto l'Aula con le bandiere italiana ed europea

TRIESTE I numeri dei ricorrenti Fvg rimangono incerti. Forse trenta, forse quaranta. Ma la stima dei tagli è invece già certa. Nei casi di parlamentari di lungo corso ci si aggira attorno al 50%, anche se ci sono picchi vicini al 70%. È il caso in Fvg di Giovanni Migliorini, ex Pci, e di Giorgio Tombesi, ex Dc, tra i più penalizzati dalla cura Fico (Migliorini è primo, Tombesi è quinto in Italia), l’iniziativa del presidente della Camera che punta a sforbiciare i vitalizi degli ex parlamentari, o delle vedove in caso di avvenuto decesso, cui si oppone però la pattuglia di chi non ci sta. Al momento solo alla Camera, giacché al Senato la riforma deve ancora decollare.

Tra i deputati, comunque, in 700 (su 1.300, i loro assegni costano 193 milioni di euro, il risparmio si aggirerebbe attorno ai 40 milioni: in media 2.500 euro al mese in meno a testa), hanno messo la partita nelle mani dei legali. Con la spada di Damocle di un taglio che il presidente di Montecitorio ha fissato a partire dal 1° gennaio 2019. Migliorini, 90 anni, perderebbe sulla carta l’85,6%, si applicasse il ricalcolo voluto dal presidente grillino della Camera. Tombesi, 92 anni, si fermerebbe all’84,8%. In realtà, visto che la proposta M5s prevede una clausola di salvaguardia – per chi subisce una decurtazione superiore al 50% non si potrà scendere sotto i 1.470 euro mensili – riusciranno a “cavarsela” con riduzioni di 3.255 euro rispetto al loro assegno di 4.725 lordi. I calcoli sono fatti secondo il sistema contributivo.

«Una aggressione ai diritti delle persone», ha dichiarato Maurizio Paniz, avvocato (ne sono entrati in campo cinque) che ha raccolto oltre 400 dei 700 ricorsi, qualche decina anche in Fvg stando alle presenze qualche settimana fa all’incontro che, su sollecitazione dell’ex senatore leghista Francesco Moro, ha radunato i regionali coinvolti. «Speravo di raccogliere dati precisi, ma non è stato possibile – spiega Moro –. Da un lato la privacy che impedisce di accedere agli elenchi, dall’altro il fatto che ci sono molte vedove ed è difficile risalire alle regioni di provenienza. Non resta che attendere l’esito del ricorso».

La questione, al momento, deve ancora essere affrontata dal consiglio di giurisdizione nominato dal presidente Fico a fine luglio. Il secondo round è previsto davanti al collegio d’appello della Camera. Il terzo, nel caso di insoddisfazione dei ricorrenti, in Cassazione, davanti ai giudici. Ma, in quella sede, non si arriverà se non in primavera, qualche mese dopo l’entrata in vigore del regolamento. In attesa, in regione, c’è più di un big. Tra i presenti all’incontro con Paniz e Moro c’erano Roberto Antonione e Milos Budin, Manlio Contento e Giulio Colomba, Giorgio Santuz e Roberto Visentin. Tutti pesantemente penalizzati. Antonione perderebbe il 31% (da 6.217 a 4.444), Budin il 38% (da 3.108 a 1.920), Santuz il 34% (da 10.009 a 6.605). Tolti Migliorini e Tombesi, a subire il taglio maggiore è l’avvocato udinese Pier Giorgio Bressani (da 9.760 a 4.117, –58%). —


 

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