Taglio dei consiglieri: Pd nazionale in campo tra sospetti e veleni
TRIESTE. Ma davvero qualcuno rema contro? Accuse, veleni, sospetti si sprecano. Microfoni spenti, quasi sempre. Ma una legge-voto – quella che riduce il numero dei consiglieri Fvg da uno ogni 20mila a uno ogni 25mila abitanti – nella palude a dieci mesi dalla sua approvazione in aula alimenta il dubbio che qualcuno sta frenando. A Trieste o a Roma? Sia qua che là. Fatto sta che il taglio dei consiglieri regionali rischia di saltare. Perché l’argomento non è iscritto per tutto il mese di settembre all’ordine del giorno della Camera. Al punto che Dario Franceschini deve scendere in campo e chiedere l’immediata calendarizzazione. Ettore Rosato e Ivano Strizzolo hanno lanciato l’allarme: dopo il via libera del Senato e l’ok della commissione Affari costituzionali della Camera, non ci sono stati passi avanti. Il giorno dopo la denuncia dei due parlamentari Fvg riportata dal Piccolo, ecco che si muove pure un big nazionale come Franceschini. Il Pd, fa sapere il presidente dei deputati democratici, chiederà nella prossima capigruppo di Montecitorio l’«immediata calendarizzazione delle proposte di legge che modificano gli statuti di Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia e che riguardano la riduzione del numero dei consiglieri regionali». «Questi sono i nostri fatti – rimarca Debora Serracchiani –: abbiamo preso un impegno con i cittadini e mettiamo in atto tutti gli strumenti normativi per rispettarlo. La richiesta di calendarizzazione è un atto che toglie ogni velo a chi credeva ci fosse margine per manovrare nell’ombra e tirare alle calende greche la vicenda». Gli ostacoli, tuttavia, rimangono. A Trieste, ammissione dei diretti interessati, non mancano gli scongiuri di molti consiglieri che vedono il loro futuro appeso alla riduzione o meno del numero degli eletti. Gianfranco Moretton, uno che di legislature alle spalle ne ha quattro e non ha interessi personali (non verrà ricandidato), non nasconde il suo fastidio: «Guai se il taglio dei consiglieri regionali dovesse saltare per l’inerzia del Parlamento italiano. Non sarebbe tollerabile un simile atteggiamento visto che la nostra è stata la prima Regione a procedere alla riduzione della propria assemblea legislativa». Moretton ricorda che «protagonista assoluto è stato il gruppo consiliare Pd che, sin dall’ottobre 2010, aveva depositato allo scopo una propria proposta normativa». A un anno dall’approvazione in aula, «quando anche le forze politiche del centrodestra sono state costrette ad accettare la riduzione», Roma latita. «Spiacevole dover constatare che ci sia ora il rischio reale di un affossamento della nostra legge – insiste il capogruppo Pd –. Se ciò dovesse accadere, il Parlamento dovrà assumersene la responsabilità. Ciò che più rammarica è verificare che l’esagerato numero di deputati e senatori non è oggetto di alcuna revisione e che, anzi, attorno a tale fatto è sceso un imbarazzante silenzio. Pure su questo tema i gruppi parlamentari del Pd hanno da tempo depositato una proposta di legge, mentre il centrodestra procrastina pilatescamente la questione». Moretton chiude con il «colpevole»: «I consiglieri regionali di maggioranza stanno facendo pressioni opposte alla volontà espressa in aula». Dal centrodestra, mentre Ferruccio Saro auspica che non ci siano «pressioni in senso contrario», arrivano rassicurazioni. Maurizio Franz, presidente del Consiglio regionale, sostiene che «ci sono i tempi per procedere». E Isidoro Gottardo, capogruppo del Pdl, precisa: «Se all’odg di settembre, approvato all’unanimità, la questione non c’è, dipende dal fatto che i capigruppo hanno ritenuto prioritari i temi economici. Premesso che la Sardegna ha rallentato l’iter, ho l’impressione che qualcuno voglia farsi bello davanti ai cittadini. Secondo me la modifica passerà, ma molto dipenderà anche dall’ostruzionismo. Strizzolo dice che, se non ce la facciamo entro ottobre, salta tutto? Fosse stato per me, sarebbe stato meglio procedere già a luglio».
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