«Taglierò i fondi se ti candidi»: il ministro sloveno finisce nella bufera
LUBIANA Sono passati esattamente due mesi dalla sua fiducia in Parlamento e il governo della Slovenia guidato da Marjan Šarec perde già pezzi. Dopo la riunione di ieri della presidenza del partito Sab dell’ex premier Alenka Bratušek, il ministro per la Coesione Marko Bandelli ha rassegnato le dimissioni. Lunedì è stato lo stesso premier a sollecitare le sue dimissioni altrimenti aveva minacciato di “cacciarlo” lui dal governo.
Bandelli è finito nell’occhio del ciclone per via di suoi contatti e comunicazioni ritenute illecite in vista delle amministrative di domenica prossima in Slovenia. Il ministro Bandelli è in quota, come detto, al Partito di Alenka Bratušek (Sab). La questione è stata al centro di un incontro fra il premier Marjan Šarec e lo stesso ministro. Bandelli ha inviato delle email al candidato sindaco di Comeno (Komen) sul Carso sloveno, Erik Modič, con l'invito a non presentarsi alle prossime elezioni amministrative.
In caso contrario, Bandelli minacciava di non garantire il sostegno necessario del suo ministero, che gestisce i fondi europei per lo sviluppo regionale e territoriale, né quello del ministero delle infrastrutture, guidato da Alenka Bratušek. Il partito di Bratušek aveva preso le distanze da Bandelli già mercoledì scorso e chiesto scuse pubbliche. Dopo le critiche da parte dei colleghi di governo e degli altri partiti, l'incontro chiarificatore di lunedì ha portato alla richiesta di dimissioni da parte di Sarec.
«Marko Bandelli ha fatto un errore - ha dichiarato ieri Bratušek al termine della direzione del suo partito - e per questo ha chiesto scusa assumendosi ogni responsabilità e rassegnando le dimissioni dalla sua carica di ministro». La ex premier ha altresì precisato che la Sab si è presentata alle ultime elezioni politiche non per ottenere tre ministri ma «per realizzare cose buone e concrete per la nostra gente, perché il governo metta mano alla riforma delle pensioni, del sistema sanitario nazionale e ponga in essere possibilità positive per i giovani». «La nostra pretesa - ha concluso Bratušek - dalla quale non recederemo è l’attuazione di un nuovo sistema pensionistico, altrimenti non ci riconosceremo più in questo governo».
Tradotto dal politichese, la Sab resta nella coalizione dell’esecutivo Šarec, tenuto in piedi, lo ricordiamo, grazie all’appoggio esterno in Parlamento di Levica (Sinistra), ma chiede, in cambio di un’uscita di scena soft del “suo” ministro Bandelli, la riforma delle pensioni.
Dal canto suo l’oramai ex ministro Bandelli ha dichiarato di essere a terra e di non essersi guadagnato tutto questo. «Che cosa devo più fare in questo governo?», si è chiesto prima dell’inizio dei lavori della presidenza del partito Sab. «Quando ho parlato con Šarec - ha proseguito - non abbiamo trattato del mio lavoro, ma della collaborazione del partito alla coalizione di governo».
Poi l’ex ministro ha denunciato la «gogna mediatica» cui sarebbe stato sottoposto lui in prima persona e anche la sua famiglia. «Non avete gettato abbastanza fango su di me, sui miei figli e la mia famiglia?», si è chiesto. «E perché tutto questo? Per una frase per la quale ho chiesto scusa quindici volte? Era forse questo il fine dei giornalisti?». «I miei figli a casa piangono», ha concluso infilando quindi la porta per entrare alla direzione del partito.
Bandelli, comunque, non sarà il ministro più “breve” della storia della Slovenia. Anzi nella speciale graduatoria delle uscite occupa appena il settimo posto. Ben 2 suoi predecessori, ad esempio sono rimasti in carica per soli 5 giorni. È avvenuto nei governi Bratušek e Cerar quando lasciarono l’incarico rispettivamente il ministro delle Infrastrutture e quello dell’Istruzione.
Insomma, sembra essere quasi un “vizietto” tutto sloveno. —
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