Tagli ai fondi di ricerca, Area cancella l'Open day
Salta l'appuntamento a Basovizza e Padriciano. Il presidente del consorzio Giancarlo Michellone: cerchiamo soldi fuori regione

I tagli alla ricerca hanno fatto una nuova vittima: l'Open Day di Area Science Park. Costretti a far quadrare i conti con risorse statali sempre più risicate e obbligati di conseguenza a cancellare ogni voce di spesa non strettamente necessaria, i vertici del parco scientifico hanno deciso quest'anno di non organizzare la giornata di porte aperte nei campus di Basovizza e Padriciano, tradizionale appuntamento calendarizzato tra la fine di maggio e l'inizio di giugno. Una decisione sofferta ma inevitabile, si legge nella nota ufficiale pubblicata sul sito di Area, che priverà migliaia di appassionati della possibilità di diventare "scienziati per un giorno". Perché, prima ancora che una straordinaria occasione di pubblicità istituzionale, l'Open Day di Area era un grande successo di pubblico.
Basti pensare che l'edizione 2010 ha chiamato a raccolta circa 3500 persone e che, nel corso del tempo, ha totalizzato complessivamente oltre 20mila visitatori. Numeri importanti, quindi, che però nulla possono davanti chiusura dei rubinetti decisa da Roma. A fronte della cancellazione di un milione e mezzo di contributi statali, infatti, anche i 110mila euro necessari per mantenere in vita l'Open Day diventano una spesa difficile da sostenere.
«All'impegno che tutti noi abbiamo sempre dedicato a quella che riteniamo una delle più belle iniziative di divulgazione scientifica della città di Trieste - recita la nota del parco scientifico -, si contrappone l'attenzione alle spese sempre più necessaria in un momento cruciale per gli enti di ricerca. Attenzione che si traduce in una linea di rigoroso contenimento dei costi, in particolare per le attività che comportano oneri così rilevanti come l'Open Day. Area Science Park ha cercato fino all'ultimo momento il modo di difendere l'iniziativa, valutando attentamente modalità alternative e "creative" per organizzare la giornata di porte aperte ma, a malincuore e contro la propria volontà, ha dovuto prendere questa decisione». Progetto definitivamente naufragato, quindi? Non del tutto per la verità. Perché, a sentire il presidente del consorzio Giancarlo Michellone, qualche speranza di salvare l'evento ancora c'è.
«Stiamo correndo come disperati per trovare soldi. Visto che Roma ci riduce i contributi - spiega -, noi intensifichiamo le collaborazioni con altre regioni, che pagano per avere a disposizione le nostre metodologie uniche in Italia. Basterà a salvare l'Open Day? "Mai dire mai", diceva 007. Diciamo che confido fortemente nella possibilità di riuscirci. Intanto però, prudenzialmente, ci siamo mossi in questo senso, anche per lanciare un messaggio, o se vuole una provocazione, per accendere i riflettori sull'importante realtà rappresentata da Area e per far capire a chi sta fuori che nulla deve essere dato per scontato». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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