Taf 3 non decolla a causa della burocrazia, manca l’autorizzazione per un portone

La vicenda dell’azienda slovena che attende il nullaosta della Consortile per avere accesso alla pista di atterraggio

GORIZIA Una storia di burocrazia. O, forse, soltanto superficialità, ma dannosa. Nei giorni in cui si celebrava la nascita (ancora al palo per la verità) del Polo aeronautico, c’era stato l’annuncio dell’apertura di una nuova azienda aeronautica: la slovena Taf 3 che aveva (anzi ha) acquisito dal fallimento l’area ex Bramo, sul lato goriziano dell’area aeroportuale mentre la Pipistrel insiste sul territorio di Savogna d’Isonzo. Avrebbe dovuto costruire i “Flamingo”, ultraleggeri a due posti, utilizzabili a fini turistici o per le scuole di volo. Era l’aprile del 2017 e la novità venne commentata con grande entusiasmo dall’allora sindaco di Gorizia Ettore Romoli e dall’allora presidente della consortile Ariano Medeot.

A che punto siamo? E qui c’è lo sviluppo, per certi versi clamoroso. L’azienda non può diventare operativa e non può assumere una decina di operai per l’impossibilità di realizzare un... portone. Stringi, stringi, è proprio questo il busillis. «Il progetto - sottolineano i vertici dell’azienda - l’abbiamo presentato alla Consortile il 27 giugno scorso e, ad oggi, non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Va detto che per dare attuazione al piano non occorre l’autorizzazione dell’Enac: basta che la Consortile comunichi il tutto all’Ente nazionale per l’aviazione civile».

Ma qual è il nodo del contendere? «A noi serve l’accesso alla pista di atterraggio. Per questo, abbiamo chiesto alla società di gestione dell’aeroporto di poter abbattere la rete di recinzione fra l’ex area Bramo e lo scalo, andando a realizzare un portone. Questo ci permetterebbe di avere accesso alla pista per i collaudi degli aeroplani». Perché tutta questa ritrosia a dare un semplice nullaosta? La risposta, fanno intendere i vertici, è stata che lì dovrà essere realizzato il percorso per gli amanti dello jogging e, quindi, un portone con l’uscita degli ultraleggeri colliderebbe con quel progetto. «Ci aspettavamo un tappeto rosso da questa città ma, per ora, è un tappeto nero. Di rabbia».

C’è di più. «Ci è stato richiesto da Enac di creare una pista di rullaggio per raggiungere l’Air side dell’aeroporto ma è chiaro che senza il portone non si va da nessuna parte». Attualmente, la Taf 3 ha una sede in Slovenia, ad Ahnovo, con 6 dipendenti. Ha prodotto, ad oggi, 6 aeroplani, di cui due venduti in Spagna. A Gorizia erano (e sono) dieci i dipendenti da assumere. I “Flamingo” adottano motori prodotti in Belgio, le carlinghe arrivano dalla Germania mentre le ali e altri particolari vengono prodotti in loco: oggi ad Ahnovo, domani a Gorizia.

I primi lavori di messa in sicurezza del capannone ex Bramo sono già iniziati e si sono svolti seguendo i criteri imposti dall’Enac. Da quando arriverà il nullaosta per la realizzazione dell’ormai famoso portone, ci vorranno sei mesi per andare a regime e far decollare definitivamente la Taf 3. Sempre che gli ostacoli siano superati. —


 

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