Svolta vicina in Ferriera: da fine febbraio cassa integrazione per 477

Il gruppo Arvedi ha scritto alla Regione chiedendo l’avvio della procedura. Le perplessità di Rosolen per l’accelerazione senza Accordo di programma
Gli operai della Ferriera
Gli operai della Ferriera

TRIESTE Il gruppo Arvedi ha attivato le procedure per l’avvio della cassa integrazione per i lavoratori della Ferriera. I dipendenti coinvolti saranno 477 sul totale di 580: rimarranno esclusi i 66 operai interinali impiegati nel laminatoio fino a fine mese e che non potranno godere degli ammortizzatori sociali, mentre altre 37 unità resteranno in servizio full time per garantire i servizi di portineria e sorveglianza, ma anche una serie di attività tecniche e impiegatizie che dovranno continuare anche dopo lo spegnimento dell’area a caldo.

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Facendo seguito alla firma dell’accordo raggiunto con Fim, Uilm, Failms e Usb (firmato successivamente anche dalla Fiom), l’azienda ha inviato alla Regione la richiesta di avviare la procedura di «consultazione sindacale relativa alla richiesta di trattamento straordinario di integrazione salariale per riorganizzazione aziendale a seguito del processo di dismissione dell’area a caldo». La lettera parla di «un massimo di 477 lavoratori per un prevedibile periodo di 24 mesi con decorrenza presumibile dal 24 febbraio».

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La data non è dunque ancora sicura e non fornisce certezze rispetto all’avvio dello spegnimento dell’area a caldo. L’indicazione ad ogni modo tradisce l’ottimismo dell’azienda sulla possibilità di arrivare in meno di una ventina di giorni all’intesa con l’Autorità portuale sulla cessione dei terreni, cui le istituzioni hanno subordinato la firma dell’Accordo di programma, che potrebbe dunque essere sancito entro la fine del mese.

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Gli uffici della Regione decideranno stamattina la data dell’incontro per l’accordo sulla cassa fra sindacati e azienda, che l’assessorato al Lavoro sottoscriverà come previsto dalle norme. L’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen manifesta però tutti i suoi dubbi: «La Regione farà la propria parte, com’è ovvio, ma rimane la perplessità su un’accelerazione dei tempi che a questo punto non tiene conto delle indicazioni che potranno arrivare dall’Accordo di programma in merito a tutti i futuri asset di produzione».

Rosolen avrebbe insomma preferito che le cose si mettessero in moto dopo la firma dell’Accordo di programma, per il quale mancano per ora nuove convocazioni a Roma. La cigs chiesta per la Ferriera serve infatti ad accompagnarne la riorganizzazione e non la chiusura: si basa dunque su un piano industriale che non è stato ancora sancito dal patto fra azienda e istituzioni, al cui interno verrà anche recepito l’accordo sindacale accettato con il 59% dei voti favorevoli da parte dei lavoratori.

Dopo gli accordi intercorsi fra sindacati e proprietà, la cassa integrazione verrà maggiorata dall’azienda con 2,35 euro lordi all’ora. Un lavoratore a zero ore mensili potrebbe fruire di un’aggiunta di circa 400 euro lordi e arrivare a superare i 1.000 euro netti, che oltrepasserebbero i 1.300 per lavoratori che trascorreranno la riqualificazione metà in cassa e metà al lavoro, grazie alle rotazioni che l’azienda si è detta intenzionata ad assicurare ai dipendenti.

A breve la Regione convocherà inoltre i lavoratori interinali dell’area a freddo, cui è stato nel frattempo prolungato il contratto fino alla fine di febbraio. La giunta Fedriga è infatti in procinto di avviare i colloqui nei Centri per l’impiego, in modo da stilare i profili dei lavoratori in scadenza e proporre loro percorsi di formazione e ricollocamento. —


 

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