Svolta nel giallo di Monfalcone: Ramon è stato ucciso e fatto a pezzi

Polentarutti, scomparso nel 2011, è stato assassinato. Suoi i resti nelle vasche della centrale A2A. Indagini sul proprietario della villetta perquisita, Roberto Garimberti
Bonaventura Monfalcone-03.06.2013 Indagini in corso-Via Carducci-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-03.06.2013 Indagini in corso-Via Carducci-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. Ramon Polentarutti è stato ucciso. E parte del suo corpo gettato nel canale Valentinis. Non c’è dubbio che quei resti umani, affiorati nel novembre scorso dalle vasche della centrale A2A, appartengano a Polentarutti. Lo hanno attestato i test del Dna effettuati sulle povere ossa. Sono stati gli stessi inquirenti a darne l’ufficialità con la comunicazione alla famiglia avvenuta ieri poco dopo mezzogiorno.

Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di un omicidio. Le modalità su come siano state trovato parte dello scheletro fa ritenere che chi l’ha ucciso ha voluto disfarsene del corpo probabilmente facendolo a pezzi per nasconderlo meglio in pur capienti sacchi neri usati per le immondizie e gettarli poi nel canale Valentinis.

Più difficile al momento dare un nome all’autore di questo efferato delitto. Al momento l’unico indagato resta Roberto Garimberti, 48 anni, ma l’avviso di garanzia che gli è stato consegnato lunedì mattina è un atto dovuto legato alla perquisizione effettuata nella sua abitazione e nel cortile della sua casa. Che Garimberti sia uno dei sospettati anche questo è plausibile, ma di qui ad addossagli ora la responsabilità dell’omicidio di Polentarutti ne corre.

I sospetti ci sono, eccome, ma mancano al momento riscontri oggettivi. Quelli che la polizia scientifica è andata cercare lunedì mattina nel giardino di casa Garimberti. In particolare l’obiettivo era di trovare eventuali altri resti umani, quelli che non c’erano nel sacco nero recuperato dalle vasche di raffreddamento delle centrale. Oppure altri riscontri che il delitto sia avvenuto magari nelle pertinenze di casa Garimberti in via Carducci.

Tutto il cortile è stato setacciato dagli uomini della Polizia scientifica, alcuni giunti anche dal reparto specializzato di Padova. Su cosa sia stato trovato tra la terra smossa e l’erba c’è il riserbo assoluto da parte degli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Salvo, titolare dell’inchiesta fin dal momento della scomparsa di Polentarutti.

Si sa che dagli scavi effettuati sono state rinvenute anche ossa di animali. Comunque tutti i reperti recuperati, è lo stesso pm Salvo a confermarlo, dovranno essere ora analizzati, sottoposti se del caso all’esame del Dna e compararli con i resti di Polentarutti. E per conoscere l’esito di questi esami è necessario del tempo. Solo allora si potrà saperne di più e capire se le ricerche effettuate in via Carducci siano state fruttuose.

Intanto Garimberti resta un uomo libero, seppure con quell’avviso di garanzia per omicidio che indubbiamente gli pesa come un macigno. Le attenzioni degli inquirenti sono rivolte anche ai rapporti tra Garimberti e Polentarutti, che si conoscevano se non altro per quei quattro mesi che Ramon, assieme alla sua compagna e alla loro figlia, avevano vissuto nella casa di via Carducci. Non era stato firmato un vero e proprio contratto d’affitto con Garimberti, ma Polentarutti pagava regolarmente il canone ed anzi aveva versato anticipatamente alcune mensilità. E proprio sui rapporti tra i due, le liti, lo sfratto e l’addio a quella casa dei Polentarutti dovranno ora cercare di far luce le indagini degli inquirenti.

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