Svalutazione record alle Torri di Trieste: aste a vuoto per 10 negozi
TRIESTE All’asta bandita per martedì 24 novembre sarà possibile comprare un locale a uso commerciale, inserito nel complesso “Le Torri d’Europa”, alla modicissima cifra di 60.975 euro. A maggior ragione modicissima, perchè esattamente due anni fa, quando correva il novembre 2018, quello stesso locale era stato stimato 709.000 euro, secondo la perizia redatta dall’ingegner Carlotta Bullo.
Emilio Ressani, il professionista che segue le vicende di questo bene pignorato in seguito al fallimento della Tamburini srl, ha tentato già dieci vane volte di piazzare l’ex negozio “Victory”, che trattava articoli da viaggio. Di conseguenza, questo è l’undicesimo esperimento: Ressani ha calcolato che, rispetto alla stima originaria, il valore è sceso all’8,6%. Difficile dire se si tratti di un record assoluto, sicuramente è un segnale delle difficoltà attraversate dai comparti commerciali e immobiliari.
Il bene - recita l’avviso pubblicato da Ressani - va all’asta al prezzo di 81.300 euro, ma il commercialista accetta offerte inferiori fino al minimo sopra riportato di quasi 61.000 euro. Buste o proposte telematiche sono ricevibili fino al mezzogiorno di lunedì 23 novembre. Il testo avverte che le spese condominiali ammontavano al tempo della perizia a circa 2.000 euro all’anno “ivati” e - soprattutto - le spese di gestione superavano i 9.000 euro trimestrali anch’essi comprensivi di Iva. Ressani precisa che il locale non può ospitare attività di banca e di somministrazione (bar e ristoranti).
La superficie lorda è di 255 metri quadrati, che si estende nel vano principale, nel magazzino, nel bagno. Il negozio, vuoto dall’agosto 2018, è collocato al secondo livello del grande compendio commerciale di via Svevo, una parte del centro - secondo il commercialista - dove numerosi sono i fori “disoccupati” e questo non stimola l’appetibilità del sito.
Ressani ritiene che la clamorosa difficoltà incontrata nella vendita s’intreccia con ragioni di più generale criticità, che riguardano la prolungata fase problematica del terziario tradizionale, del comparto dell’abbigliamento e della pelletteria, dello stesso modello di centro commerciale.
Stefano Minniti, direttore delle “Torri”, la pensa un po’ diversamente rispetto a ressani e pensa che il caso dell’ex Victory non vada generalizzato, anzi sia da classificare in base a una specifica, negativa particolarità. «Abbiamo due nuovi negozi - obietta - una farmacia e una riapertura con marchio rinnovato. Ci sono trattative per intraprendere attività al secondo livello della struttura. Il periodo non è agevole ma vediamo qualche segnale incoraggiante». —
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