Sussidi agli sgoccioli: abbandonati i 140 della Eaton di Monfalcone
MONFALCONE Sono solo una decina su 157 gli ex lavoratori di Eaton che hanno trovato un nuovo impiego, ma non a tempo indeterminato, da quando hanno ricevuto la lettera di licenziamento a metà marzo, dopo che la multinazionale statunitense il mese prima aveva annunciato di voler chiudere il sito di Monfalcone. Una decisione risultata irrevocabile.
Nonostante gli impegni assunti su più fronti, politici, per individuare una soluzione che garantisca un futuro soprattutto ai lavoratori di “mezza età” , quelli dalla ricollocazione più difficile, la preoccupazione degli ex operai e impiegati della fabbrica di via Bagni nuova sta aumentando. A metà giugno termina il pagamento dei tre mesi di preavviso, come previsto dall’accordo sottoscritto a inizio marzo dai sindacati dei metalmeccanici con la multinazionale statunitense, e quindi la possibilità di contare su uno stipendio “regolare”. Poi gli ex lavoratori passeranno alla Naspi (Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) erogata dall’Inps per un massimo di 24 mesi, a seconda della storia contributiva, ma che a livello monetario non può tenere il passo con una busta paga normale. «Il tempo passa e la paura è quella di finire nel dimenticatoio», spiega Luca Sterle, che è stato fino alla chiusura coordinatore della Fiom nella Rsu di stabilimento e che sta tenendo le fila dei rapporti tra i lavoratori. «Abbiamo sempre puntato su una soluzione complessiva – ribadisce –, perché riuscirebbe a garantire anche chi, per questioni di età, ha oggettive difficoltà a trovare una nuova occupazione. Abbiamo appreso anche noi della volontà del gruppo Sbe di acquistare il sito e di riutilizzarlo. Nessuno, però, ha mai parlato di un reimpiego degli ex lavoratori Eaton».
Intanto, però, oltre alla decina di ex dipendenti che un nuovo posto, magari interinale, l’ha trovato, qualcuno starebbe effettuando dei colloqui individuali in Fincantieri, molto probabilmente è stata utilizzata la strada del protocollo per lo sviluppo dell’occupazione sul territorio firmato con il Comune e il nuovo ufficio regionale er l’occupazione aperto nello stabilimento. Si tratterebbe, però, di pochissime persone, secondo quanto riferisce lo stesso Sterle. Nel frattempo qualche manutentore di Eaton sta ancora lavorando assieme a qualche tecnico esterno nello stabilimento di via Bagni nuova per smontare i macchinari, che parrebbero diretti negli altri stabilimenti del gruppo, se riutilizzabili e non troppo obsoleti.
L’incognita sul futuro degli ex Eaton è approdata quindi di nuovo in Consiglio comunale lunedì sera con un’interrogazione orale della consigliere de La nostra sinistra Cristiana Morsolin, che con altri componenti della lista ha incontrato un gruppo di lavoratori in questi giorni. La risposta del sindaco Anna Cisint è parsa delineare degli spiragli concreti nella vicenda, anche se il primo cittadino non ha voluto fornire molti dettagli su un’operazione ancora da chiudere.
«Non voglio creare aspettative – ha detto il sindaco –, perché siamo nella fase di definizione di un lavoro che ritengo fornirà il massimo dei risultati possibili, anche se la situazione non sarà mai paragonabile a quella precedente».
Il sindaco assicura che, comunque, l’operazione, nata a partire dal tavolo voluto dal prefetto di Gorizia con Regione, parti sociali e Confindustria per affrontare la crisi, sarà definita e illustrata entro la fine del mese. In tempi, perciò, decisamente stretti. «Quelli che ci sono stati imposti, purtroppo, dal Jobs act, che concede poco spazio per risolvere situazioni del genere - aggiunge Cisint, che sottolinea come - per trovare una soluzione al caso Eaton l’amministrazione comunale ha continuato a lavorare con l’amministrazione regionale, vecchia e nuova, e con Fincantieri».
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