Susanna Tamaro e la via per arrivare all’assoluto dal buco nero della vita

Il nuovo romanzo della scrittrice triestina si intitola "Per sempre" e arriva nelle librerie mercoledì 4 maggio pubblicato da Giunti Editore

TRIESTE. Se Dio è così lontano dal nostro mondo, qualcuno dovrebbe recitare un mea culpa. Non i poveri cristi, di certo, non chi trascina avanti la vita a calci giorno dopo giorno. No, perché forse ad allontanarci di più dal mistero, dalla ricerca dell’assoluto, è proprio chi ha trasformato la religione in un rituale vuoto. Ripetitivo, che non comunica emozioni. E che non trova le parole davanti allo smarrimento, al dolore, al senso di vuoto di noi uomini del terzo millennio.

E allora? Forse resta solo una via: quella che decide di percorrere Matteo, il protagonista del nuovo romanzo di Susanna Tamaro. Si intitola “Per sempre” (pagg. 224, euro 18), lo distribuisce nelle librerie Giunti Editore a partire da mercoledì 4 maggio. «Non ero più molto contenta del mio rapporto con Rizzoli - spiega la scrittrice triestina -. Da Giunti, invece, ho trovato un bellissimo ambiente di lavoro, Così, dopo “Il cerchio magico”, ho affidato a loro anche il mio nuovo romanzo».

Capace di vendere 15 milioni di copie in tutto il mondo con “Va’ dove ti porta il cuore”, Susanna Tamaro racconta in questo nuovo libro una storia di amore e morte. Quando Matteo perde, in un misterioso incidente stradale, la sua adorata Nora, per lui la vita si trasforma in un buco nero. L’alcol, il sesso senza amore, diventano suoi compagni di strada. Fino a quando capisce che soltanto l’onestà verso se stessi può dare un senso al dolore, al vuoto profondo. Sceglie di ritirarsi a vivere in solitudine, a contatto con la Natura, e inizia la sua ricerca. Come i santi di un tempo lontano.

«Non è stato per niente facile scrivere questo nuovo romanzo - racconta Susanna Tamaro - Posso dire che, insieme a “Anima Mundi”, è quello che mi ha fatto penare di più. Per dare un’idea, all’inizio pensavo di scrivere un saggio».

Un saggio?

«Sì, non pensavo assolutamente a un romanzo. Non avevo nemmeno una storia in testa. Ho iniziato a scrivere a settembre dell’anno scorso. Buttavo giù trenta, quaranta pagine, poi mi rendevo conto di non essere contenta e cancellavo tutto».

E poi?

«Mi restavano soltanto frammenti di idee. E non sapevo assolutamente quale strada seguire. Ecco, se fossi un fotografo di quelli che non usano gli obiettivi digitali, potrei dire che non riuscivo proprio a mettere a fuoco le immagini. Ed è strano, perché io di solito mi metto a scrivere quando ho le idee chiare».

Ma il punto di partenza qual era?

«Una meditazione sul nostro tempo e sulla difficoltà-necessità della ricerca interiore. Mi sembrava giusto dare a questi miei pensieri la forma del saggio».

E adesso, cosa pensa di “Per sempre”?

«Che è forse il mio libro più bello, più complesso. Del resto, la maturità di uno scrittore deve pur servire a migliorare. Quando finalmente ho scelto di scrivere un romanzo, mi sono sentita in pace con me stessa. Perché tutte le parti del racconto sembravano concatenarsi con grande naturalezza».

Perché il protagonista sceglie di appartarsi dalla vita reale?

«Basta guardarsi in giro. Perché tutti quelli che vanno in pensione sognano di avere una casa con un pezzo di terreno, con un giardino? Semplice: dentro di noi c’è un desiderio fortissimo di contatto con quella Natura da cui ci siamo allontanati troppo. E dicendo così, non voglio fare prediche, non mi aggrappo a sofismi cerebrali. Credo che la ricerca interiore passi per il recupero di un rapporto con la terra».

Per dialogare con il mistero, il protagonista deve scendere nell’abisso del dolore...

«Sì, una grande tragedia sconvolge la sua vita. E solo allora si accorge che ha bisogno di trovare risposte chiare profonde. Ma fa fatica a farsi capire, aiutare, da chi, in realtà, dovrebbe essere più in contatto con il mistero».

Cioè?

«Diciamolo senza intenti polemici: a molti rappresentanti della Chiesa cattolica, oggi, mancano le parole. Chi dovrebbe essere l’intermediario con il sacro finisce per banalizzare il senso del mistero. Tante riunioni, tante parole, troppo marketing. Ma la sensazione è che dietro ci sia un grande vuoto».

E allora, qual è la via?

«Il protagonista di “Per sempre” capisce che la vita è la vera via verso l’assoluto. Per trovare quello che cerca ha una sola strada da percorrere: essere onesto con se stesso. Il suo cammino interiore, insomma, è una storia privata».

Perché, questa volta, i personaggi più forti sono uomini?

«Nella letteratura del nostro tempo, gli uomini sono solo mafiosi, stupratori o serial killer. Per questa mia storia di iniziazione all’assoluto ho scelto, proprio di proposito, il lato maschile. Volevo andare controcorrente. Per dimostrare che oggi ci sono uomini diversi da quelli dei romanzi».

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