Superticket variabile da 1,5 a 20 euro
La Regione chiude la partita dei superticket sanitari. Dal 1° aprile sparisce il balzello da 10 euro per visite, analisi, riabilitazione, raggi, Tac ed ecografie. Tutto, insomma. L’intervento, che si regge con uno stanziamento di 5 milioni, vale per chi ha un Isee sotto i 15 mila euro che va documentato al momento della prima prenotazione medica. «Teniamo fede al nostro impegno con gli elettori», ha dichiarato l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca.
Per tutti gli altri cittadini non esenti, invece, la quota è stata rimodulata a seconda delle prestazioni. Le tariffe sono state stabilite ieri da una delibera di giunta: sotto i 5 euro il cittadino non deve nulla, mentre per esami dai 5 a ai 10 euro il costo è pari a un euro e mezzo. Così, in proporzione: 3 euro da 10,01 a 15 euro, 4,50 fino a 20 e, a salire, 20 euro di sovrattassa per le prestazioni che superano i 70 euro. L’operazione, pensata in prima battuta per le fasce più indigenti della popolazione, mira a ridurre la differenza tra quanto corrisposto dal cittadino e il costo effettivo dell’esame «nell’ottica di una più equa compartecipazione», come ha osservato l’assessore.
Per la sanità del Fvg l’impatto economico dell’introduzione del nuovo sistema sarà sempre lo stesso, come confermato dalle conclusioni di un tavolo tecnico istituito dalla Regione. La giunta mira così a evitare le disparità di trattamento che sussistevano con il vecchio modello: i pazienti che chiedevano la prestazione con la ricetta del Servizio sanitario pagavano i 10 euro di “quota fissa”, importo che non era invece dovuto per quanti che si presentavano con la cosiddetta “ricetta bianca”. Un sistema, questo, che incentivava proprio il ricorso alla “bianca” anche per gli esami da erogare a carico della sanità, vanificando il gettito derivante dalla compartecipazione alla spesa.
Talvolta, inoltre, il ticket risultava addirittura superiore rispetto al valore della prestazione medica, con il paradosso che il servizio pubblico costava di più di quello delle strutture private.
Il modello “proporzionale” varato dalla giunta consentirà, infine, di incentivare l’appropriatezza delle prescrizioni, soprattutto per quelle a più alto costo e a maggiore complessità tecnologica. Anche se, come precisa una nota della Regione, «va sempre tenuto conto che le prestazioni di questo genere, se appropriate, sono comunque spesso esenti per patologia».
L’esecutivo, sempre su spinta di Telesca, ieri ha dato il via libera a un nuovo piano che consentirà di garantire le cure delle malattie reumatiche in modo omogeneo nell’intero territorio regionale per tutte le fasce d’età, dalla diagnosi alla presa in carico clinico assistenziale, alle attività riabilitative. Nel dettaglio, l’organizzazione prevede un assetto “Hub and Spoke”, vale a dire la concentrazione delle funzioni diagnostico-terapeutiche di altissima complessità in centri “Hub”, cioè gli ospedali ad alta specializzazione.
Ad essi, per quei soli pazienti che hanno bisogno di interventi particolari, fanno riferimento invece i centri “Spoke”, dai medici di famiglia agli ambulatori reumatologici degli altri ospedali e delle Aziende sanitarie. I “reumatismi” sono patologie cronico-degenerative che hanno un forte impatto sociale visto che possono portare ad una progressiva disabilità, con la conseguente compromissione della qualità della vita.
Un centinaio le tipologie classificate, tutte accomunate dagli stessi sintomi: dolore e riduzione della capacità funzionale delle articolazioni colpite. Hanno origine sia da processi degenerativi o da anomalie metaboliche del tessuto osseo sia da processi infiammatori cronici. Spesso possono favorire l’insorgere di patologie cardiovascolari, quali ictus e infarto.
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