Supercomuni, esplode la mina slovena
Il primo round della legge di riforma degli enti locali, da ieri all’esame del Consiglio regionale, si trascina dietro uno scontro in maggioranza. Il Pd non accoglierà l’emendamento proposto dal vicepresidente dell’aula Igor Gabrovec, sponda Slovenska Skupnost, alleato dem, che sollecita maggiori tutele per i 32 Comuni del Friuli Venezia Giulia a minoranza slovena. Secco no anche dalla giunta. Posizione che rischia di trasformarsi in un incidente diplomatico: «Le mie richieste – spiega Gabrovec – sono state condivise anche dal governo sloveno e dell’ambasciata a Roma». Davanti al muro dei colleghi il consigliere minaccia di astenersi se non addirittura di votare contro l’intera riforma.
Con la sua norma Gabrovec punta a dare la possibilità ai Comuni bilingui di non aderire alle Unioni, concedendo piuttosto l’opportunità di stipulare collaborazioni per la gestione associata di funzioni amministrative e servizi: «Faccio riferimento all’intero territorio che va da Muggia a Tarvisio cioè in tutte quelle realtà in cui è presente la minoranza slovena. Questi Comuni devono poter scegliere, altrimenti perdono spazi di autogoverno. La riforma doveva trattare i sindaci con dignità, invece ci troviamo con un percorso obbligato, imposto dall’alto». Il Pd non cede: «Credo che le leggi a tutela della minoranza ci siano già e sono sovraordinate a questa legge - commenta il capogruppo Pd Cristiano Shaurli -. Inoltre, creare deroghe per questi Comuni significa aprire alle richieste di altri territori. Qui si tratta di mettere insieme dei sevizi, non si lede alcun diritto». Anche l’assessore alla Funzione pubblica Paolo Panontin, autore del ddl, dice no: «La tutela è prevista come forma di flessibilità all’interno delle Unioni visto che si consente che alcune funzioni vengano svolte dalle città più grosse, in modo da preservare l’autonomia degli altri ma senza il bisogno di snaturare l’impianto della norma».
Gabrovec non trova nemmeno il sostegno di Stefano Ukmar (Pd), consigliere triestino di lingua slovena: «Igor teme l’annacquamento delle tutele per la minoranza, ma in Commissione è già passato un suo emendamento e consente delle deroghe ai Comuni, dal punto di vista del numero di abitanti e della continuità territoriale». Ma pure Ukmar, nel suo intervento in aula, è stato piuttosto duro con l’esecutivo: «Se nella legge ci fosse stato fin dall’inizio un riferimento alla minoranza, ci saremmo risparmiati un sacco di pasticci e resistenze. Non capisco come mai la giunta non abbia avuto questa sensibilità».
La giornata ieri si è concentrata interamente sul dibattito, con il centrosinistra a difendere la norma e l’opposizione a criticarla. Un invito a rivalutare il testo arriva anche dal presidente della Provincia di Udine e dell’Upi Fvg Pietro Fontanini: «Prima di approvare un disegno che sconquasserà il Fvg, la maggioranza farebbe bene a valutare con ponderatezza le parole del presidente nazionale dell’Anci nonché sindaco di Torino, Piero Fassino che, proprio recentemente, ha smentito uno dei luoghi comuni più ricorrenti sulle Province: la loro inutilità».
Oggi si torna in aula, con gli emendamenti della maggioranza e dell’opposizione. Il Pd concede una serie di contributi ai piccoli Comuni per avviare lavori pubblici e superare i limiti del Patto di stabilità, mentre la giunta – in particolare – consente a tutte le città con popolazione superiore a 100mila abitanti di esercitare in forma singola alcune funzioni che altrimenti andrebbero gestite in modo associato. Due emendamenti bipartisan, infine, prevedono che l’Unione possa occuparsi anche di pianificazione territoriale di Area vasta, oltre a istituire un’assemblea ad hoc per valorizzare le comunità linguistiche friulana, slovena e tedesca.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo