Summit Balcani, il rientro a casa fa vacillare l’effetto Trieste

Zagabria gongola per il «fallimento di Vučić» Il Kosovo: «Merito nostro». Belgrado risponde
Lasorte Trieste 12/07/17 - Piazza Unità, Rive, cittavecchia, Fine del Vertice Balcani Occidentali
Lasorte Trieste 12/07/17 - Piazza Unità, Rive, cittavecchia, Fine del Vertice Balcani Occidentali

ZAGABRIA. Non sono trascorse nemmeno 48 ore dalla foto di famiglia che i leaders dei Balcani hanno scattato in piazza Unità e già lo spirito di Trieste pare essersi spento, a leggere le pagine dalla stampa balcanica.

Da Belgrado a Tirana, da Zagabria a Sarajevo, i quotidiani del sud-est europeo raccontano infatti il summit multilaterale senza sprecare molte parole sulla «collaborazione regionale» o sul «desiderio di pace e prosperità come motore dell’allargamento» citati a più riprese a Trieste.

Al contrario, ogni media nazionale si concentra su quanto il proprio leader ha portato a casa, a volte a discapito del vicino.

È il caso di “Jutarnji List”, in Croazia, che titola «A Trieste, crolla la “nuova Jugoslavia” di Vučić». Il riferimento è al progetto di una «unione doganale dei Balcani», effettivamente non concretizzata durante il vertice del 12 luglio.

Aleksandar Vučić, il presidente della Serbia, era il leader che più si era speso a favore di questo “mercato unico” regionale, proposto tra gli altri anche dal commissario all’Allargamento Johannes Hahn.

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German Chancellor Angela Merkel (R), French President Emmanuel Macron (L) and Italian Prime Minister Paolo Gentiloni aboard the Italian Navy school ship 'Goletta Palinuro' on the sidelines of the Western Balkans summit in Trieste, Italy, 12 July 2017. The Summit on the Western Balkan countries in Trieste on 12 July is organised by various institutions in cooperation with the Italian Ministry of Foreign Affairs, gathering European experts to reflect on the challenges facing the European Union (EU) and its enlargement towards the Western Balkans. ANSA/ ANDRE LA SORTE

Croazia, Albania e Kosovo erano invece fra i più contrari e il progetto non è passato. Il titolo di “Jutarnji”, dunque, non mente ma è decisamente lontano dallo spirito di riconciliazione che il summit voleva promuovere. I commenti non sono, però, da meno in Serbia.

Se l’unione doganale è stata rimandata, quella dei trasporti è stata invece approvata e a questo proposito, il quotidiano “Politika” titola online con una citazione del ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić: «Ci aspettiamo che la sede dell’Unione dei trasporti sia a Belgrado». Un vero e proprio guanto di sfida post vertice per i vicini.

Sempre in Serbia, il tabloid “Blic” - noto per le sue posizioni filo-governative - è invece già passato alla notizia successiva annunciando uno «schiaffo da Bruxelles alla Croazia».

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epa06070432 European Union Foreign Policy Chief Federica Mogherini leaves after a meeting, during the conference on Cyprus under the auspices of the United Nations, in Crans-Montana, Switzerland, 06 July 2017. EPA/SALVATORE DI NOLFI

Passando dalla Serbia alla Bosnia-Erzegovina, vale la pena di fermarsi in Republika Srpska (RS), l’entità a maggioranza serba del paese, dove la stampa ha il delicato compito di riportare il curioso comportamento delle autorità di Banja Luka che alla vigilia del vertice hanno deciso di bloccare l’accordo sull’unione dei trasporti (impedendo così al premier bosniaco Denis Zvizdić di firmare il testo a Trieste), salvo poi fare marcia indietro ieri.

Il quotidiano locale “Glas Srpske” si limita a riprendere il comunicato delle autorità di Banja Luka: «Il governo della Republika Srpska ha accettato in via condizionata la bozza dell’accordo».

«La RS - si legge nel breve articolo - chiedeva che nell’unione regionale la Bosnia non fosse rappresentata da un solo ministro dei Trasporti (quello del governo centrale, a Sarajevo) ma da tre ministri: quello federale, quello della RS e quello della Federacija croato-musulmana».

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Accanto a questa notizia, trattata brevemente, poco o nessuno spazio è dato invece al summit, forse perché Milorad Dodik, leader della RS, non vi era invitato.

Nel resto della regione la situazione non cambia grandemente, seguendo le dichiarazioni dei leader nazionali che si rivolgono ognuno al proprio pubblico. «È il Kosovo che ha fermato l’unione doganale», sostiene ad esempio il ministro degli Esteri kosovaro Enver Hoxhaj, mentre i vari governi mettono in evidenza i milioni di euro ricevuti (o promessi) per costruire le proprie infrastrutture.

Insomma, dalla foto di gruppo si è già tornati al lavoro individuale, ma forse è proprio così che la diplomazia multilaterale funziona, con un passo avanti, uno indietro e finalmente un altro avanti. Questo, perlomeno, è il pensiero dell’ambasciatore Giovanni Caracciolo di Vietri, segretario generale dell’Iniziativa Centro Europea (Ince).

«L’avvicinamento al vertice di Trieste sui Balcani occidentali è avvenuto in un orizzonte politico preoccupante ma, dopo aver visto la portata del summit, sono indotto a qualche ottimismo», ha dichiarato il diplomatico. In tempi di Brexit, influenze russe e turche sui Balcani, frizioni intraeuropee, vale in effetti la pena di sottolineare che a Trieste «si sono fatti piccoli passi in tutti i campi e ciò rafforza la volontà di agganciamento all’Europa».

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