«Sul Monte Hermada sorgerà un agriturismo»
DUINO AURISINA. Stavolta parlano gli imprenditori. E dicono a chiare lettere che no, non ci sarà alcuna speculazione edilizia a Coisce. Che dei 104 ettari di terra in loro possesso, acquistata con regolare contratto nel 2000, la superficie d'intervento è di appena 448 metri quadrati. Pressapoco lo stesso perimetro all'interno del quale, fino agli anni Settanta, si stagliava l'antico borgo, successivamente abbandonato anche dall'ultimo mezzadro.
Lo affermano i Pahor, imprenditori noti e radicati a Duino Aurisina: «Al contrario di quanto pubblicamente emerso, il progetto che vorremmo realizzare nella località di Coisce è teso alla salvaguardia dell'habitat naturale e della memoria storica di questi luoghi, ai quali la nostre famiglie sono molto legate». È anche del loro progetto, infatti, che nell'ultima settimana si è molto dibattuto nelle “stanze dei bottoni” di Duino Aurisina, con pungenti schermaglie a distanza tra Sel e Pdl. Il presidente della Seconda commissione consiliare Maurizio Rozza aveva infatti nei giorni scorsi convocato l'organismo in audizione pubblica per affrontare, su sollecitazione di due Comunelle (Duino e Ceroglie) e degli ambientalisti, i progetti sul comprensorio Hermada-Coisce. Davanti alle proteste (squisitamente sul metodo) avanzate dall'opposizione si era tuttavia visto costretto a cancellare l'incontro e a riconvocare i consiglieri in seduta ordinaria, il 5 febbraio. Ebbene, visto il polverone sollevato, per fare chiarezza i Pahor si sono decisi a precisare la natura dell'intervento sull'area, zona Sic e Zps, dunque protetta da Natura 2000. Eppure, nonostante la massima tutela, sovente sottoposta a sosta selvaggia di auto o moto e all'approdo indiscriminato di turisti, cavallerizzi, bikers, podisti e chi più ne ha più ne metta. La volontà degli imprenditori, dettata «dal desiderio di ricostruire parte di quel paesaggio rurale rimasto caro alla memoria» della loro famiglia, è di recuperare le sei case andate semidistrutte, per adibirle principalmente a un piccolo agriturismo (con vendita di prodotti e pietanze tipiche) e a Centro d’interpretazione ambientale, per accogliere le scolaresche e illustrare le colture praticate, la varietà di flora e fauna, la dolina, la storia del Carso. Il resto degli spazi dovrebbe essere adibito ad alloggio per il custode, magazzini e servizi.
Non mancheranno i campi, per assicurare una filiera produttiva all'agriturismo. Il tutto – strettamente in linea alla normativa nazionale e regionale (delibera di giunta 2461 del 2007) - sarà edificato attingendo a forme e materiali di un'architettura rurale autoctona, con l'impiego di quella pietra che, va detto, molti visitatori dediti al “saccheggio” hanno scalpellato via dai ruderi rimasti visibili, a mo' di souvenir. Altro aspetto importante, sempre in netto contrasto con le idee circolate finora: l'intenzione di rendere l'area off-limits ai motori. Insomma, non si potrà raggiungere il nuovo borgo in auto ma l'accesso di visitatori sarà agevolato da un bus navetta messo a disposizione dai Pahor. Ça va sans dire che il resto della proprietà resterà assolutamente inalterato. E che l'attività venatoria potrà tranquillamente proseguire senza essere, se non in minima parte, intaccata. Una decisione, quella di poter raggiungere l'azienda agricola solo a piedi che, contrariamente all'attuale via vai di persone reso possibile anche dall'assenza di recinzioni o cartelli, va proprio nella direzione della tutela delle biodiversità e a contrasto dell'attuale assenza di controllo. «Un sogno – concludono i Pahor -, la speranza che questo modello, questa filosofia di recupero dell'esistente all'insegna dell'ecosostenibilità, possa diventare un modello da esportare su tutto il Carso».
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