Sul mercato per 50 milioni, l’ex sede jugoslava a New York

Torna in vendita la lussuosa residenza in Park Avenue da 1.800 metri quadrati. Un primo tentativo era fallito per il disaccordo fra i cinque governi “eredi”

BELGRADO Di gioielli da spartire ne sono rimasti ormai pochi. Ma quelli ancora da collocare sono di eccezionale valore. E fanno gola sia a possibili compratori, sia agli eredi, ora decisi a incassare milioni e milioni dalla cessione. Eredi che sono i “parenti-serpenti” nati dal collasso della Jugoslavia, in procinto di incamerare una somma di tutto rispetto dalla vendita di una delle ultime residenze di pregio della fu Jugoslavia, a New York.

Non si tratta della “penthouse di Tito”, al 730 di Park Avenue, piazzata l’anno scorso a 12 milioni, bensì della storica ex rappresentanza jugoslava all’Onu, oggi utilizzata per lo stesso fine dalla Serbia. Residenza, all’854 della Fifth Avenue, che dopo un fallito tentativo l’anno scorso, è tornata ora sul mercato. E finirà nelle mani di un compratore dal pingue portafoglio, dato che l’offerta minima è di ben 50 milioni di dollari.

A svelare l’operazione è stato il New York Post, quotidiano da sempre più attento alle “chicche” del mercato immobiliare della Grande Mela. Il New York Post nei giorni scorsi ha informato che a essere in vendita, ben pubblicizzata e in evidenza sul sito dell’agenzia specializzata “Douglas Elliman” – e da ieri anche sul New York Times Real Estate - c’è una villa con «finestre dai vetri antiproiettile» e arredi di gran pregio. E con una storia affascinante alle spalle. Non ospitò infatti solo diplomatici e leader stranieri – e riunioni d’alto livello per la creazione del Movimento dei Non Allineati - ma diede anche rifugio allo stesso Tito, che vi trovò riparo «dopo un fallito attentato» nei suoi confronti, ordito da estremisti di destra serbi durante una visita di Stato a New York nel 1963. Nel 1975, la residenza subì un’altra minaccia, con un bomba lanciata nel sottoscala. E nel 1977, fu l’obiettivo di un assalto di tre terroristi croati.



Ma la residenza nasconde altri segreti, come una stanza schermata per «impedire le intercettazioni» da parte di spie, ha rivelato ancora il New York Post ricordando che l’edificio fu costruito nel 1905 dagli stessi architetti che disegnarono il Grand Central Terminal. Fu acquistato poi da una erede dei Vanderbilt e infine – per segnalare visivamente al mondo le mire da “grandeur” della nuova Jugoslavia socialista – comprato da Belgrado nel 1946 per soli 300 mila dollari.

Chi metterà le mani sull’immobile – in buone condizioni ma da ristrutturare e modernizzare: manca ad esempio l’aria condizionata – potrà vantare oltre 1.800 metri quadri con incluse «dieci stanze che danno su Central Park», con mobili e decorazioni «ispirate a Versailles» e dettagli espressione della ricchezza del periodo d’oro «della Gilded Age», tra fine Ottocento e inizi Novecento, ha specificato la Douglas Elliman. Ammettendo, al portale specializzato Inman, che si tratterà però di una vendita «professionalmente impegnativa», dato che «tutte le questioni sull’immobile devono essere concordate con cinque diversi governi», Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia e Macedonia. E l’unica cosa su cui i cinque sono «ora d’accordo» è vendere, non come successe l’anno scorso, quando Joshua Harris, un tycoon pronto a comprare la residenza, si ritirò «a causa di problemi burocratici» con le controparti. Accontentandosi di una villa vicina, acquistata per “soli” 45 milioni di dollari. —


 

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