Sul caso amianto esposto alla Corte dei conti

Il consigliere di opposizione Cisint ipotizza il danno erariale: «Il sindaco deve affrontare il Consiglio»
Bonaventura Monfalcone-21.02.2014 Incontro con il centro-destra-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.02.2014 Incontro con il centro-destra-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

«Emerge a mio avviso un’ipotesi di danno che perseguirò con un esposto alla Procura della Corte dei Conti a tutela dei diritti cittadini, oltre a chiedere per i primi giorni di settembre un Consiglio comunale ad hoc affinchè Altran risponda di quanto ha fatto».

Se per il Partito democratico, almeno a livello locale, il caso-amianto, con la revoca a ridosso di sentenza della costituzione di parte civile nel processo in corso, è un caso chiuso, per l’esponente dell’opposizione consiliare, Anna Maria Cisint, non può dirsi altrettanto. Infatti annuncia l’intenzione di andare fino in fondo alla vicenda e di strappare la convocazione di un’assise straordinaria per ascoltare dalla viva voce del sindaco il resoconto dettagliato degli ultimi accadimenti, posto che critica le versioni rese o comunque emerse.

Per Cisint si è «accettato di barattare la fiducia e la dignità di un'intera comunità, nemmeno chiamata in causa nella scelta, con pochi spiccioli offerti da Fincantieri in cambio del futuro silenzio tombale e della rinuncia a ottenere quanto l’avvocato Maniacco, che ovviamente aveva sconsigliato l’operazione di revoca, avrebbe ottenuto il giorno dopo, ovvero almeno 220mila euro, tra danno e spese legali, da sommarsi ai 75mila più 17 di oneri legali che già Fincantieri avrebbe dovuto liquidare prima al Comune: il sindaco ha accettato invece 140 mila e ne avrebbe buttati nel bidone della spazzatura 305mila». Il consigliere di centrodestra rileva che «peraltro già Cattarini aveva subito smontato le motivazioni "tecniche" del sindaco, la quale, non sapendo più che altro dire aveva riferito dell’operazione di finanziamento della ricerca». «Ma allora - incalza Cisint che precisa di parlare da «figlia di operaio morto a causa della dannata fibra» - perché ha preso quella decisione proprio il giorno prima della sentenza? Perché non ha invece chiesto a Stato e Regione di finanziare adeguatamente il Crua e la ricerca stessa, visto quanto questa città ha già dato? Perché non chiede, la prima cittadina, alla Serracchiani di evitar di smantellare la nostra sanità per rispetto proprio di quei "vivi" che vuol salvaguardare?». E ancora: «Perché la Morsolin ha retto il gioco del sindaco garantendo il numero legale nella seduta di giunta? Perché proprio a ridosso della sentenza?». Cisint poi, alla luce della “condanna” pubblica dell’operazione da parte del Pd, domanda come mai il partito «non dice chiaramente che quest’amministrazione non può più rappresentare Monfalcone e i suoi residenti» e non provveda «con una mozione di sfiducia a dimostrare che sta dalla parte dei cittadini».

Sempre a detta di Cisint, le motivazioni accampate dal sindaco sarebbero «banalità». E in tutta la vicenda non risulterebbero esenti da critiche neppure il vicesindaco Omar Greco e i due assessori Francesco Martinelli e Cristiana Morsolin, i primi due per l’appoggio alla revoca, la seconda per l’astensione che comunque ha garantito la regolarità della seduta. (ti.ca.)

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