Sui ribelli il Pd non cede e azzera Grado
Se il primo passo per uscire da una sconfitta è riconoscere la sconfitta, allora, davanti alle dimissioni annunciate da Angela Giorgione si deve pensare che il Partito democratico di Grado stia cercando una via d’uscita da quel pasticciaccio brutto ch’è stato il 5 giugno. Un’autentica Caporetto per Luciano Cicogna, aspirante sindaco dem in corsa contro Dario Raugna, infine incoronato sindaco (per un soffio) davanti al rivalissimo Claudio Kovatsch. Appoggiato invece dal piddino (e bastian contrario) Enrico Gherghetta.
Alla segreteria provinciale Giorgione si è dunque presentata manifestando la volontà di un passo indietro, come già martedì, via e-mail, aveva fatto il presidente Enzo Marocco. Resterà a disposizione del partito, ma in un ruolo più defilato. «È stato un atteggiamento responsabile», sentenzia Marco Rossi. La formalità delle dimissioni, sempre stando al segretario provinciale, avverrà tra qualche giorno, tempo di concludere le incombenze burocratiche legate alla campagna elettorale. Ma già si sussurra, a Grado, di un possibile Francesco Martines, rieletto sindaco a Palmanova, in veste di commissario del circolo.
Quella di mercoledì è stata una seduta durata 75 minuti, 30 dei quali spesi a trattare il «caso Grado». Al termine, una veloce pizza al Leon d’oro. Rossi ha preso una “Diavola”. Ma se il diavolo c’ha messo ancora lo zampino è presto per dirlo. Il segretario ha un piano in tasca per l’Isola, ma prima di parlare attende sia chiusa, «per correttezza», la parentesi delle dimissioni. «No comment», invece sui deferimenti dell’altra riunione dove c’è anche il capogruppo ronchese Francesco Pisapia. La palla è passata alla commissione di garanzia: entro il mese si saprà qualcosa. Ad alcune considerazioni sugli esiti del voto, tuttavia, il segretario si lascia andare: «Ritengo che in parte abbia pesato un clima generale (si riferisce a Renzi, ndr), ma non si può negare vi sia stato un problema di radicamento e di sofferenza da parte dell’elettorato storico. Il centrodestra, forse galvanizzato da alcuni temi, come quello dei profughi, si è riversato alle urne, mentre l’astensionismo ha colpito maggiormente noi». «Oltre all’argomento dei rifugiati - prosegue -, che ha inciso a San Pier e Romans, anche la riforma sanitaria ha influito: il non avere ancora risultati tangibili ha prodotto esiti non soddisfacenti». «Toni più bassi - suggerisce - e si recuperi il dialogo». Un po’ il Gherghetta-pensiero. «Le analisi sono simili - replica Rossi -, ma le soluzioni divergono. Per me va riallacciato un confronto con la fetta d’elettorato che non si è recato al voto. Ci vuole un approccio ulivistico». Quanto a Gherghetta, ieri circolava un suo messaggio a mo’ di battuta: «Rispondo con la legge fondamentale di Murphy per Grado. Io ho provato a spiegare al Pd che con le primarie si poteva vincere. Se non ha voluto non è certo colpa mia. Corollario comma 22: oggi, nel Pd Isontino, se cerchi di farlo vincere, finisci davanti ai probiviri». Un’autentica freddura.
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