Sub morto in Angola, si indaga per omicidio colposo

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’obiettivo di far luce sull’incidente fatale a Wolfrang Galletti
Wolfrang Galletti
Wolfrang Galletti

TRIESTE Non si fermano le indagini per scoprire le cause della morte del diver triestino di 43 anni Wolfrang Galletti, deceduto il 27 dicembre mentre stava lavorando al largo delle acque della Luanda, in Angola. La Procura di Roma infatti ha aperto un fascicolo per omicidio colposo sul luogo di lavoro, a carico di ignoti. E non solo, perché sul caso lavora anche l’International Marine Contractors (Imca), un’associazione commerciale costituita nel 1995 con lo scopo di migliorare le prestazioni nel settore degli appalti marittimi.

Tecnico triestino morto negli abissi dell'Angola: rientrata la salma
Wolfrang Galletti


L’inchiesta è stata trasferita da Trieste alla Capitale per competenza, poiché il caso riguarda un cittadino italiano deceduto all’estero. Gli uffici romani hanno ritenuto di procedere per omicidio colposo sul posto di lavoro, probabilmente anche alla luce dei fatti esposti dalla famiglia nella querela e dei relativi documenti allegati. Secondo informazioni raccolte informalmente, sul tavolo del pubblico ministero è finito infatti anche il referto autoptico inviato dall’ambasciata angolana. Proprio all’interno di questo plico le stesse autorità africane parlano di “incidente sul lavoro” e di morte causata da uno choc derivante da un trauma toracico che ha compromesso l’aorta. Già il legale che rappresenta i parenti di Galletti, Andrea Piras, aveva fatto esaminare ulteriormente il referto per la ricostruzione della dinamica del sinistro.

Da quanto emergeva, Galletti, che stava operando in un cantiere subacqueo a 82 metri di profondità per riparare una tubazione di una pipeline in una piattaforma offshore, era stato schiacciato da una conduttura. Il tubo – secondo le testimonianze di alcune persone –, essendo in condizioni precarie, sarebbe caduto sulla bombola a gas di Galletti, spingendo il 43enne su un blocco di cemento. Il diver, con una ventennale esperienza nel settore, era arrivato nel Paese africano il 22 dicembre. Era stato chiamato per lavorare all’interno del cantiere Sonangol, gruppo angolano parastatale che sovrintende alla produzione di petrolio e gas naturale nel Paese. Nello specifico Galletti era stato reclutato dalla società inglese Aquatic Deepwater ltd per operare nel team della ravennate Rana Diving. Un’operatrice di quest’ultima azienda peraltro aveva riportato a Trieste gli effetti personali del 43enne, dopo che la salma era rientrata in Italia.

«Quello di Galletti, da quanto ci risulta, sarebbe il primo incidente mortale avvenuto all’estero, che ha coinvolto un sub italiano impegnato in un’attività lavorativa, svolta in particolare in alto fondale con l’utilizzo di camera iperbarica – specifica Antonio Lucarelli, membro dell’Associazione delle Attività subacquee professionali italiane –. C’erano stati negli anni ’70 altri incidenti all’estero, ma erano avvenuti in basso fondale, durante immersioni entro i 50 metri». —


 

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