Stupro di gruppo, chiesto il giudizio per tre

Quattro romeni (uno è poi morto) hanno abusato ripetutamente di un’assistita dai servizi psichiatrici
Carabinieri in una foto di archivio
Carabinieri in una foto di archivio

Uno la violentava. Gli altri tre stavano a guardare fumando una sigaretta. Era stata questa la scena vista in diretta dai carabinieri che il primo ottobre 2011 erano intervenuti all’interno della gelateria Zampolli in via Ghega.

Per i quattro stupratori (tutti cittadini rumeni) il pm Massimo De Bortoli si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Sono accusati di stupro di gruppo. Si chiamano Cezar Ionut Ursache, 27 anni, Andrei Marian Gheorghica, 24 anni, Andrian Ovidiu Tescu, 25 anni e di Marcel Bordianu, che però è morto due anni fa. Difensori sono gli avvocati Marta Silano e Alessandro Magaraci.

La vittima dello stupro di gruppo - nata a Belgrado, ma cittadina italiana - aveva poi raccontato poi agli investigatori alcuni particolari di quella che è stata una sorta di odissea iniziata attorno alle 22 in un altro locale: un bar gestito da cinesi sempre in via Ghega.

La donna, che ha 36 anni ed è saltuariamente assistita dal Centro di salute mentale, si era presentata nel bar attorno a quell'ora. I testimoni avevano riferito che era completamente ubriaca e pareva avere anche assunto della droga: una condizione che molto probabilmente la rendeva incapace di reagire. Al bancone del locale cinese la donna aveva incontrato i quattro rumeni. Dopo una decina di minuti uno dei quattro era andato assieme a lei nella toilette, dove aveva avuto un rapporto sessuale. Dopo poco nel bagno era entrato un secondo rumeno, che si era appartato con la vittima. Ed è stato a questo punto che, secondo la ricostruzione degli investigatori, la barista aveva scacciato il gruppo dal locale. Così i quattro assieme alla donna si erano diretti verso la gelateria Zampolli. Lì tre dei quattro uomini si erano trattenuti nel locale mentre il quarto, passando tra la gente, aveva praticamente trascinato la donna fino alla toilette. E qui era avvenuta - sempre secondo il racconto della vittima - la terza violenza sessuale. Mentre uno di loro abusava della vittima, gli altri tre si alternavano per controllare la porta del bagno. Questo modo di agire aveva attirato l'attenzione di un cliente che si era reso conto di quanto stava succedendo.

Il testimone aveva telefonato al 112 riferendo ciò che aveva visto. Ma - come un segugio aveva seguito, a debita distanza, i quattro che con la ragazza erano usciti dal locale: era stato così in grado di indicare ai militari il gruppetto che si era appartato in via Sant'Anastasio, sulle scale esterne di un palazzo. Uno la violentava e gli altri guardavano. E lì erano stati arrestati.

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