Stupratore di Opicina incastrato dal dna
C’è anche il risultato dell’analisi del Dna eseguita dai carabinieri del Ris tra le prove a carico di Khalid Ouadil, 34 anni, il cittadino marocchino accusato di aver stuprato e picchiato una donna di 45 anni nel giardino della sua villetta di Opicina nel pomeriggio dello scorso 24 aprile.
L’uomo comparirà in aula il prossimo 5 febbraio. Il pm Pietro Montrone ha chiesto e ottenuto dal gip l’emissione del decreto di giudizio immediato a carico del marocchino che è difeso di fiducia dall’avvocato Alessandro Giadrossi. Insomma, senza udienza preliminare.
Infatti, secondo il codice, perché il pm possa chiedere il giudizio immediato occorre l’evidenza della prova e che la persona sottoposta alle indagini sia stata interrogata sui fatti dai quali è emersa appunto l’evidenza della prova. Si ritiene che l’interrogatorio effettuato in sede di convalida dell’arresto o del fermo o l’interrogatorio di garanzia del sottoposto a misura cautelare siano comunque idonei a consentire l’instaurazione del rito speciale. Insomma: prove schiaccianti per il pm Montrone a carico dell’imputato.
Lo scorso 9 ottobre la vittima dello stupro aveva riconosciuto Khalid Ouadil quando l'aveva visto comparire, oltre il vetro specchiato. Il riconoscimento ufficiale era stato disposto in sede di incidente probatorio dal pm Pietro Montrone in base a quanto stabilito dal gip Luigi Dainotti. Un vetro a dividere le parti: da un lato la vittima della violenza, dall’altro hanno sfilato alcuni uomini che non potevano vedere chi vi fosse al di là dello specchio. La donna - che invece attraverso la vetrata poteva appunto osservare chi vi passava davanti (sistema questo già utilizzato in altri procedimenti) - aveva individuato tra loro in Ouadil il suo aggressore. La vittima dello stupro fin dal primo momento l’aveva riconosciuto in fotografia, quando i carabinieri del nucleo operativo le avevano mostrato quell’immagine.
Il cittadino marocchino era stato bloccato dai militari dell'Arma, arrestato in un bar di Opicina a poche centinaia di metri dal luogo dello stupro, al termine di due giorni di indagini serrate dopo che la donna aveva denunciato l’abuso subito.
Ai carabinieri la vittima dello stupro fin da subito ha fornito una precisa descrizione. Ha parlato di un uomo alto 1,65, carnagione olivastra, capelli ricci, occhi allungati che nel pomeriggio della violenza indossava una maglia di colore scuro. Khalid Oualil si è dichiarato estraneo. «Non sono stato io», ha detto più volte così come aveva affermato al momento del fermo avvenuto in un bar del centro di Opicina.
I carabinieri lo hanno cercato per due giorni e alla fine lo hanno bloccato. «Non capisco come la donna possa avermi riconosciuto», aveva dichiarato Khalid Ouadil. Ma non aveva saputo dire dove si trovasse nel pomeriggio dello stupro. Aveva affermato che il 24 settembre, il giorno dello stupro, «mi trovavo a Monfalcone anche se non ricordo dove. Ho passato tutta la giornata da solo a girovagare oppure in qualche bar. Ma non sono in grado di indicare chi possa confermare le dichiarazioni. Certamente - aveva detto - non ero a Opicina". Aveva poi spiegato: «Non ho una casa stabile, dormo dove mi capita. Sono arrivato a Monfalcone qualche giorno fa proveniendo da Venezia. Ho dormito a Monfalcone e poi anche alla stazione ferroviaria di Trieste».
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