Studiare in Scozia: niente matura, più autonomia

L’esperienza di Gianmarco, che ha scelto il college di Gordonstoun perché vuole fare l’avvocato negli Stati Uniti

Si parla spesso dell’inadeguatezza della scuola italiana rispetto agli standard degli altri paesi europei, anche se dai rapporti sulle valutazioni internazionali “Ocse Pisa” sembra che comunque la nostra regione, il Friuli Venezia-Giulia, sia tra le migliori tra quelle italiane, almeno nelle competenze nelle discipline testate, italiano, matematica, scienze.

Ma per capire che cosa non funziona nel sistema scolastico italiano vediamo come si studia all’estero, grazie all’esperienza di uno studente triestino di 17 anni, Gianmarco Orlando che ha scelto di frequentare un college in Scozia.

Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto ad andare a studiare all’estero?

Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di andare a lavorare negli Stati Uniti come avvocato e perciò vorrei frequentare in futuro l’università di Cambridge; conosco discretamente l’inglese in quanto a Trieste ho frequentato la scuola internazionale, e per caso sono venuto a sapere da amici dei miei genitori dell’esistenza di un college in Scozia, a Gordonstoun, dove la loro figlia era andata a frequentare il corso estivo di quattro settimane tenuto dalla scuola.

Ne ho parlato con i miei e loro, anche se un po’ restii sul momento, l’hanno trovata una buona opportunità, soprattutto perché in questo momento l’Italia non gode di una florida economia. Così, a metà della terza media, mi sono recato in questo college per vederne la struttura e capire il funzionamento; dopo aver sostenuto dei test d’ingresso sono stato ammesso direttamente in seconda, poiché nei paesi anglofoni si va a scuola un anno prima rispetto all’Italia.

Quali differenze hai notato tra il sistema italiano e quello scozzese?

In questa scuola possiamo scegliere le materie e, potendo fare ciò che più ci interessa, siamo più motivati a studiare. Se qualche ragazzo è rimasto un po’ indietro su un argomento esiste una sorta di sportello, chiamato “clinica scolastica”, dove un insegnante può rispiegare l’argomento che non si è capito durante la lezione, senza rallentare l’andamento della classe e quindi senza intralciare gli altri studenti. Nel mio college ci sono solo alcune materie obbligatorie: biologia/chimica, matematica/fisica, inglese, una seconda lingua e educazione fisica, poi ci sono tre materie che si possono scegliere (per esempio tecnica, teatro, business, storia, geografia, arte, economia eccetera.)

I primi due anni bisogna fare tutti gli sport che vengono proposti, dal terzo anno fino al quinto si sceglie quello che interessa di più. In quarta e quinta invece si può scegliere quali materie continuare a studiare e quindi bisogna essere già orientati sulla facoltà che si desidera frequentare all’università. Non c’è l’esame di Stato alla fine dei cinque anni, però c’è un esame finale ogni anno che determina la bocciatura o meno, e nel corso dell’anno ci sono altri due esami di simulazione per capire se si è pronti per affrontare quest’esame finale.

Un aspetto importante che in Italia invece non c’è è il servizio per la comunità: il mercoledì pomeriggio noi dobbiamo dedicarlo ad attività a favore della popolazione del territorio; è importante per sensibilizzare noi ragazzi, futuri cittadini, alla solidarietà, ad aiutarci l’uno con l’altro.

In quale delle due scuole ti sei trovato meglio?

Senza dubbio all’estero, poiché facendo parte di una “casa”, quindi di un gruppo, si lega di più con i proprio compagni e la scuola viene vissuta come una grande famiglia; inoltre il rapporto tra professori e alunni è diverso, ci si diverte imparando e si ha più libertà in certi ambiti.

Consiglieresti ad un ragazzo italiano di andare a studiare all’estero?

Lo consiglio caldamente! Dire che è un’esperienza che cambia la vita è un cliché, ormai, però vale la pena andare almeno qualche settimana in estate a studiare in un Paese straniero, se non si ha la possibilità di farlo per un anno.

Lia Crisiani

Classe IV ll

Liceo classico “F. Petrarca”

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