Studenti, artigiani e neosposi fanno rivivere la zona Urban a Trieste

Assegnati i primi alloggi nelle palazzine ex Erdisu ora diventate proprietà comunali Canoni mensili da 280 euro per un bilocale. In arrivo il bando per altri 40 alloggi  
Lasorte Trieste 14/01/18 - Crosada, Scavi Urban, Edifici ex Erdisu
Lasorte Trieste 14/01/18 - Crosada, Scavi Urban, Edifici ex Erdisu

TRIESTE Dalla finestra ammirano gli archeologi e i restauratori all’opera per far tornare alla luce gli antichi scavi della Trieste romana. «Qui si sta molto bene ed è conveniente - esclama un giovane -, mai più potrei permettermi un appartamento in questa zona secondo i prezzi reali di mercato». Canoni d'affitto da 140 euro a testa per un bilocale. Cifre stracciate proprio per venire incontro a una certa tipologia di esigenze. Capita a chi abita uno dei 61 appartamenti posizionati in zona Urban che, fino al 2016, erano in mano all’Erdisu ora Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori (Ardiss), e che poi sono ritornati al proprietario, il Comune.

«Abbiamo consegnato le chiavi già di 18 appartamenti ai giovani studenti alle accademie del Nautico e del Volta - comunica Lorenzo Giorgi, assessore al Patrimonio -, una a carattere industriale e l’altra legata alle attività marittime. Altri sette invece sono locali commerciali al piano terra, quasi tutti assegnati negli scorsi mesi tramite un bando ad artigiani, tecnici o piccoli imprenditori, che hanno aperta specifiche attività». Ora manca l’ultima sfornata di circa 40 alloggi che, sempre tramite bado pubblico, saranno destinati a uso turistico e a una piccola nicchia riservata a giovani coppie che, nell’attesa di trovare una sistemazione definitiva, potranno usufruire di prezzi molto abbordabili per un tempo prestabilito. Anche se su quest’ultimo punto la giunta non ha preso ancora una decisione definitiva. Ci sarà uno spiraglio anche per le unioni civili? Il dibattito aveva già preso il sopravvento lo scorso anno, quando Giorgi aveva accettato come raccomandazione una mozione del Pd, che invitava a prendere in considerazione anche i sottoscrittori di unioni civili come possibili destinatarie della proposta.

Intanto questa porzione della città torna a vivere una seconda giovinezza con le palazzine ora nuovamente, e finalmente, abitate. L’idea di utilizzare gli edifici, una decina, dislocati tra via Capitelli, via Trauner e via Pozzo di Crosada, secondo affittanze agevolate, era stata lanciata in passato da Roberto Cosolini, che aveva ipotizzato una nuova riorganizzazione degli affitti in stile low cost nel momento in cui questo patrimonio immobiliare sarebbe ritornato al Comune. Spuntavano anche i ragazzi del Nautico e del Volta, che ora già abitano i bilocali o trilocali della palazzina rosa tra via dei Capitelli e via Pozzo di Crosada e di una di quelle accanto. Hanno età diverse, ma sempre sotto i 30 anni. Salpano in mare ogni sei mesi e in questo modo c'è sempre un continuo ricambio.

Gli spazi adibiti ad attività commerciali che si trovano invece ai piani bassi dei palazzi sono stati sfruttati attraverso diverse modalità. C’è chi vende oggetti antichi, chi prodotti tipici del territorio italiano. Dovrebbe aprire a breve in una delle tre vie anche un take-away. Due invece sono diventati un deposito e un ufficio di liberi professionisti. Un altro paio dovrà essere rimesso al bando. Stesso destino della quarantina di appartamenti che rimangono a disposizione. Circa 37 sono in cerca di una società che possa gestirli a uso turistico. «È un’occasione imprenditoriale che può essere giocata molto bene. Tutti gli alloggi sono come nuovi – spiega Giorgi -. Se dovessero essere usati come ricettività di lusso, certo bisognerebbe fare un piccolo investimento, altrimenti sono perfetti».

Nello stesso bando rientrano quelli dell’iniziativa “Sposi 3.0”. Si tratta sempre di bilocali o trilocali da affittare a prezzi tra i 200 e i 300 euro spese comprese. Il parere della giunta per quest'ultima quarantina di immobili è stato favorevole, ma non è stato ancora deliberato. Restano da decidere appunto i precisi destinatari del programma dedicato alle giovani coppie. «Proprio per far sì che questi spazi vadano a sposi con figli arrivati da poco o in arrivo - specifica Giorgi -, la coppia dovrà essere “riconosciuta”. Stiamo verificano se unicamente con matrimonio o eventualmente anche con l’unione civile, d’altronde il nome casa degli sposi delinea bene lo scopo finale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo