Studentesse e prostitutea Trieste: «Così mi procuro i soldi per la parrucchiera»

Asia, 18 anni, pubblica gli annunci sul web: «Il denaro che mi pass i genitori non mi basta più. Clienti di tutte le età»

Gioventù bruciata. Ragazze e ragazzi di Trieste, perlopiù studenti, di 18 anni o poco più, che si prostituiscono. Un fenomeno che si pensava non toccasse la nostra città ma che invece traspare a chiare righe dagli espliciti annunci che alcuni giovani pubblicano sui siti specializzati in incontri, dove uomini e donne di maggiore età si offrono per rapporti sessuali a pagamento. Pubblicano esplicite fotografie corredate da messaggi che non lasciano spazio alla fantasia. Chi è interessato li può contattare al cellulare. Chi si vende, malgrado sia giovanissimo, ha superato i 18 anni e di conseguenza anche chi lo paga in cambio di prestazioni sessuali non commette alcun reato. Ma il fenomeno, in crescita anche a Trieste, non può passare inosservato.

Ma perché un giovane poco più che maggiorenne decide di vendere il suo corpo? «Studio - racconta una ragazza che dice di chiamarsi Asia, diciottenne che ha pubblicato un annuncio e al telefono ha deciso di svelare alcuni dettagli di questa sua doppia vita - e i miei che non abitano a Trieste non mi passano soldi a sufficienza per sbarcare il lunario». Bionda, capelli corti, magra. «Loro non sanno nulla, sono all'antica - aggiunge riferendosi ai genitori - non capiscono che una ragazza della mia età ha anche l'esigenza di uscire la sera, di andare a bere con amici, di cenare ogni tanto fuori e di spendere per parrucchiere, estetista o qualche borsa. Per questo mi arrangio in questo modo». Così, per il superfluo, ha fatto questa scelta. «Ma io non trovo queste cose superflue - precisa - ritengo siano essenziali per stare al passo, per vivere bene e avere una bella vita sociale».

La giovane ha iniziato a pubblicare gli annunci sui siti "hot", nelle pagine che fanno riferimento alla provincia di Trieste, tre mesi fa. «Mi sono fatta fare un paio di foto da un amico - ricorda - le ho inserite sul web con un annuncio e dopo due giorni hanno iniziato a chiamarmi». Le cifre richieste per le prestazioni sessuali, da quanto riferisce la giovane, variano dagli 80 ai 100 euro. «Telefonano sia giovani che uomini sopra i 50. Non mi vergogno a vendermi alla mia età - sostiene Asia - penso sia più grave prostituirsi mentalmente che fisicamente».

Il fenomeno coinvolge anche i ragazzi. Nelle pagine che fanno riferimento a Trieste se ne contano tre molto giovani. Uno di loro racconta di fare il barista: «Lavoro a chiamata, arrotondo in questo modo. Ho 20 anni - aggiunge - e per pagare affitto e bollette ho dovuto prendere questa decisione. Sono maggiorenne e consenziente». A rispondere ai suoi annunci «uomini più grandi, tra i 45 e i 55 anni - dichiara - ci vediamo in macchina o a casa mia. Dipende se al telefono sento di potermi fidare a farli entrare in casa».

Il fenomeno non può che far riflettere. «Per i giovani - valuta il sessuologo Filippo Niccolini - è in atto un cambiamento di segno del futuro. Da un “futuro-promessa” a un “futuro-minaccia". Così si corre il rischio di indurre gli adolescenti a vivere con motivazioni utilitaristiche impostando un’educazione finalizzata alla sopravvivenza, all’individualismo, al consumismo con conseguente affievolimento dei legami emotivi e sociali. Nevrotici, perfezionisti, un po’ narcisi - continua Niccolini - costruiscono intorno a sé una cornice fatta spesso di vuoto. Tutto ciò ricade ormai indifferentemente tanto sui maschi quanto sulle femmine. Il consumismo e la ricerca di denaro “facile” stanno abbattendo, oltre a quelle dell’età, anche le differenze di genere consegnando l’uso del proprio corpo ad una dimensione bisessuale, indifferenziata e utilitaristica che abbia come unica prerogativa quella di produrre “reddito” immediato».

«È più facile avere che essere, - interviene la psicologa Maddalena Berlino - l'esasperazione per colmare il senso di vuoto e la mancanza di autostima, può portare persone ancora immature a compiere scelte sbagliate che non realizzerebbero, se avessero fiducia nella possibilità di percepire e dimostrare il proprio valore in altri modi».

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