Stretta della giunta Fvg sui permessi per visite mediche dei dipendenti
TRIESTE È passato un anno dell’avvento del centrodestra in Regione e la linea dura dell’assessore alla Funzione pubblica Sebastiano Callari nella gestione del personale provoca lo scontro aperto con i sindacati. L’occasione è fornita da una nuova circolare che applica alcune restrizioni sui permessi per sostenere prestazioni mediche: le parti sociali pretendono un incontro urgente, con Cisal e Cgil che sparano contro un atteggiamento ritenuto diffidente verso i dipendenti.
La circolare n. 6 appena emanata dal direttore Francesco Forte ricorda agli impiegati la necessità di comunicare con adeguato preavviso l’assenza e di comprovarne i motivi con un certificato, fatti salvi i casi d’urgenza. Fin qui tutto normale, ma la Regione ora domanda di allegare preventivamente la prenotazione della prestazione sanitaria per poter essere autorizzati. I sindacati insorgono, ritenendo che la prescrizione non sia prevista dal contratto e parlando di un’ulteriore prova di mancanza di fiducia, dopo le ormai leggendarie prese di posizione del direttore centrale contro pause caffè e pasti consumati alla scrivania, cui si sono aggiunte minuziose richieste di attestazione delle missioni fuori sede e l’invio ai dipendenti dell’elenco delle sanzioni comminate l’anno scorso.
La prima a muoversi è la segreteria regionale della Funzione pubblica guidata da Orietta Olivo, che in una lettera a Callari chiede un incontro urgente alla Regione e si dice pronta ad «agire nelle sedi più opportune per tutelare i diritti dei lavoratori e le prerogative sindacali gravemente violate». Per il sindacato, la circolare non contiene solo indicazioni operative, ma aggiunge di fatto nuove prescrizioni rispetto a quanto deciso dal contratto collettivo. Una mossa unilaterale che la Cgil definisce «contraria al sistema delle relazioni sindacali», evidenziando inoltre complicazioni operative «finalizzate a scoraggiare il ricorso alle tutele contrattuali». Sotto accusa è il passaggio in cui la circolare dice che «il dipendente deve essere autorizzato», mentre nel contratto di primo livello si parla solo della necessità di avvisare i dirigenti «con adeguato preavviso».
La sigla più rappresentativa dei dipendenti regionali è la Cisal, che mette in fila una lunga lista di accuse per bocca di Paola Alzetta, secondo cui «non esiste che un dirigente possa negarmi una visita. E se non ho un’urgenza ma devo andare dal mio medico di famiglia e non ho alcuna dichiarazione da mostrare? Devo fare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio per questa sciocchezza? Sono prescrizioni illogiche e ottuse, che chiedono agli uffici di perdere tempo per telefonare agli studi medici per vedere se il dipendente è un bugiardo. Cosa che non è, visto che il dipendente deve attestare con un certificato di aver sostenuto la visita». Secondo Alzetta c’è anche un problema di riservatezza, perché «la salute rientra fra i dati sensibili e negli allegati c’è scritto il tipo di prestazione che si va a fare». La sindacalista critica l’intera gestione Callari: «Si colpevolizzano i dipendenti come fossero delinquenti o lavativi, si aumentano burocratizzazione e costi. E intanto non abbiamo ancora sbloccato la contrattazione di secondo livello».
La Cisl mantiene un atteggiamento prudente con Massimo Bevilacqua: «Abbiamo ottenuto una richiesta di incontro dalla Regione, per capire il contenuto del documento. Per ora mi limito a dire che l’interpretazione del contratto va gestita dal comitato paritetico e non in modo unilaterale. Ma i problemi sono altri: i 14 milioni fermi per il contratto di secondo livello. Soldi non entrati nelle tasche dei dipendenti della Regione e dei Comuni perché la Regione non ha ancora inviato la nota necessaria a sbloccare la questione».
Il clima teso emerge dalla replica di Callari: «Ho sempre avuto grande apertura verso i sindacati ma certe prese di posizione sono strumentali. Cerchiamo solo di mettere regole, ma ho ricevuto missive dai contenuti anche violenti che sostengono che nessuna giunta ha mai fatto così male ai dipendenti come la nostra, anche se noi già lavoriamo per riaprire la trattativa sul rinnovo di un contratto che i nostri predecessori hanno chiuso pochi mesi fa, quando era già scaduto». Per Callari «i sindacati sparano con un comportamento inaccettabile. Così viene meno la disponibilità di chi rappresenta i cittadini che ci hanno votato per portare a casa risultati e che vogliono che i dipendenti pubblici lavorino con trasparenza». —
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