Stretta antifurbetti con controlli sulle impronte: presidi in rivolta
TRIESTE «Una mancanza di rispetto, una sottovalutazione dei compiti dei dirigenti scolastici, una violazione del contratto di lavoro», dicono i presidi. «Una follia», aggiungono i sindacati. Anche in Friuli Venezia Giulia si è scatenata la reazione contro le misure previste dal Ddl Concretezza che riguardano pure il mondo della scuola. Il provvedimento, che ha avuto il via libera della Camera con 372 voti a favore, contiene misure anti-assenteismo. Una nuova operazione contro i furbetti del cartellino che comprende tra l’altro l’obbligo di controlli biometrici per i presidi: in sostanza, impronte digitali per verificare la loro presenza in sede.
Ad averci pensato è Giulia Bongiorno. «La rilevazione biometrica delle presenze non è punitiva, ma tutela i dipendenti che lavorano, quelli che non sono fannulloni», assicura il ministro della pubblica amministrazione.
Prima delle barricate minacciate dal sindacato si pensava di estendere l’obbligo impronta anche ai docenti, già “rilevabili” attraverso il registro elettronico, ma alla fine sono rimasti i presidi, che non l’hanno certo presa bene. «L’obbligo di sottostare a controlli inutili è una misura unicamente vessatoria», denuncia il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli in una lettera indirizzata ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. «Quali miglioramenti vi attendete se quella disposizione sarà convertita in legge? - domanda Giannelli -. In cosa migliorerà la pubblica amministrazione? Sarà forse più vicina alle esigenze dei cittadini, con dei dirigenti sviliti da forme di controllo superflue e irrilevanti? Vi chiedo pertanto di compiere un vero gesto politico: fate emendare il testo in discussione al Senato, eliminando quella misura inutilmente vessatoria nei confronti dei dirigenti pubblici, fedeli servitori dello Stato». Una linea condivisa in regione. «Ci manca solo il braccialetto elettronico - contrattacca Anna Condolf, preside, a Gorizia, di un polo liceale formato da tre scuole, oltre che reggente del D’Annunzio-Max Fabiani -. La categoria è basita davanti a una soluzione che contrasta con un contratto che non impone un orario di servizio, ma un lavoro finalizzato al raggiungimento di obiettivi. Sotto la nostra responsabilità ci sono più scuole, è impossibile verificare la nostra presenza in sede visto che le nostre mansioni di rappresentanza ci portano pure al di fuori delle mura scolastiche».
Anche Cesira Militello, dirigente del Petrarca di Trieste, rileva la «modifica unilaterale di quanto prevede il contratto». Il lavoro da preside, prosegue, «è gravosissimo, ma non si capisce come poter rilevare la presenza visti i molteplici impegni. Vediamo che cosa succederà, di certo mi aspetto che un eventuale provvedimento valga indistintamente per la Pa». Perplessa pure Olivia Quasimodo, preside del Dante Carducci: «Una simile impostazione credo abbia più senso in enti in cui il numero di dipendenti è più alto e la conoscenza dei dipendenti più complicata, non certo per persone che sono inevitabilmente già controllate e che non hanno orari ma obiettivi da centrare». Anche Tiziana Napolitano, dirigente al Deledda-Fabiani e reggente al Weiss, stronca «un’iniziativa che non sta né in cielo né in terra» e ricorda a sua volta come la giornata dei presidi sia spesso «segnata da appuntamenti fuori sede senza che venga tra l’altro mai meno la reperibilità».
Duro anche il sindacato. Donato Lamorte della Cisl parla di «follia». «Come non sapere che i dirigenti scolastici hanno più relazioni dei parlamentari, gestiscono numerosi plessi, sono titolari e reggenti? - dichiara -. La politica sostiene di voler risolvere i problemi e invece li alimenta. L’unico appello è a maggiori risorse, per il resto speriamo che si lasci la scuola fare quello che sa fare benissimo da sola». Contrari alle impronte pure Adriano Zonta della Cgil («Si crea unicamente paura negli ambienti di lavoro») e Ugo Previti della Uil, che sottoscrive il documento firmato dalle segreterie nazionali unite, autonomi compresi: «Poco più di 6 mila dirigenti scolastici in servizio sovrintendono al funzionamento di oltre 42 mila sedi scolastiche, che spesso necessitano di urgenti lavori di manutenzione e ristrutturazione. Singolare che si consideri una priorità la spesa per dotare ognuno di questi edifici di rilevatori biometrici». —
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