Street food e aperitivi Cavana cambia pelle e diventa regno del cibo
Un quartiere che continua inesorabilmente a cambiare volto. L’ultima trasformazione arriverà a fine mese. Dopo oltre quarant’anni di attività abbasserà le serrande lo storico negozio di giocattoli di Cavana: al suo posto subentrerà un noto marchio di piadinerie. Nel frattempo, pochi metri più in là, una nuova salumeria ha appena preso il posto del vecchio giornalaio che per decenni e decenni aveva servito il rione. E non finisce qui.
Partiamo d al negozio di giocattoli nonché cartoleria di via Cavana 2. Mario Suman lo ha gestito per più di quarant’anni, prima con la moglie e poi con il figlio Matteo: sono tra queste mura dal 1993, mentre in precedenza avevano sede a soltanto qualche metro di distanza, in piazza Cavana, dove avevano acquistato l’attività nel 1978 per poi avviarla nel 1980.
Suman detiene inoltre un primato dal sapore vintage. La sua, racconta l’esercente, è la seconda più antica licenza in città per quanto riguarda la vendita di fuochi d’artificio e articoli pirotecnici. Risale al 1983: prima di lui ce l’aveva solo Bernardi a Roiano, un altro capitolo di storia locale. «E adesso ce ne andiamo anche noi. Le cose non andavano bene già da un po’ – spiega il signor Mario –. Poi la pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione, facendo esplodere la concorrenza dell’online, che va ad aggiungersi a quella dei supermercati. Oggi è normale ad esempio che una mamma, mentre fa la spesa, possa comprare il diario di scuola a suo figlio. Ma l’insieme delle cose ci ha fatto prendere questa decisione». E ancora: «Ci tengo a ringraziare la clientela, che per anni e anni ci ha onorato con la sua presenza. I tanti che venivano qua da piccolini e che adesso sono diventati grandi. Hanno figli a loro volta. Di qua sono passate due generazioni».
Il signor Mario è anche la persona che a titolo volontario si prende cura del crocifisso ligneo affisso a due passi dal suo portone, all’angolo con via dei Capitelli. Anni addietro aveva chiesto alla vicina parrocchia il permesso di farlo restaurare. Prima che subentrasse il Comune, lo allacciava alla corrente del suo negozio per illuminarlo. Tuttora tiene pulito il vetro, fa alcuni interventi di ritocco alla cornice. In futuro chissà chi si farà carico di queste piccole opere di manutenzione.
Poco più in là, procedendo verso piazza Hortis, gli habituè del rione hanno notato un’altra new entry. Al civico 8 di via Cavana da qualche settimana ha aperto i battenti infatti “Salumai dal 1960”. Si trova appunto al posto dell’ex edicola che lo scorso ottobre aveva salutato tutti, dopo il pensionamento del conosciuto e amato gestore. Adesso l’ambiente è stato totalmente ripensato, con lavori durati novanta giorni e due grandi banconi che accolgono i clienti tra formaggi, salumi e varie specialità. «Mio papà ha lavorato alla salumeria Sartori, qui vicino, come dipendente per tanto tempo – racconta il titolare Diego Poropat –. Non sapevamo che nome dare al locale e quindi abbiamo pensato di fare un omaggio a lui, Nino, che ha mosso i primi passi nel settore proprio in quegli anni. In più pochi sanno che questo spazio, prima di diventare un’edicola, era una macelleria. Insomma, in origine aveva una destinazione simile a quella attuale. Abbiamo deciso di investire con tre mesi di lavoro, ristrutturando completamente l’ambiente. Sono solo 26 metri quadrati ma organizzati al meglio».
La salumeria avrebbe dovuto «inaugurare il 31 marzo ma il lockdown ha rimandato tutto. Comunque solo un rinvio – sottolinea Poropat – perché ormai eravamo già pronti a partire, con tanto entusiasmo e voglia di fare. Il riscontro è stato immediato, una bella risposta da parte della gente: tanti triestini e anche qualche turista. Proponiamo salumi e formaggi, con un’ottima qualità e prezzi onesti. Sembra una banalità, ma questo è sicuramente il nostro punto forte».
Dietro al bancone una grande foto del padre testimonia le radici “di famiglia” del nuovo punto vendita, mentre Poropat illustra ai clienti i prodotti proposti, tra consigli e pure qualche assaggino.
Più in generale negli ultimi anni sono tanti gli imprenditori della ristorazione che analogamente hanno deciso di investire in Cavana. Nel 2019 sono stati infatti avviati altri due locali. Ha aperto i battenti innanzitutto Trapizzino, all’indirizzo di via Cavana 10/b, partito da Roma per conquistare varie città, d’Italia con drink e cibo in stile street food.
Qualche stradina più in là c’è poi Maita, per l’esattezza in Androna dell’Olio 2, che abbina cocktail e sapori esotici a piatti particolari. E ancora Il Melograno in via Cavana 14 (all’angolo con via Madonna del Mare), il quale offre un ampio menù tra pizze e specialità che puntano su una cucina naturale a base di prodotti agricoli locali e biologici.
L’ultima in ordine di tempo, solo pochi mesi fa, è stata la Piccola Vineria: si tratta di una mini-enoteca situata in via Torretta 8, davanti ad un altro posto gettonatissimo per calici e aperitivi, il Cicchetto. Simile in entrambi i casi la formula: pochi i metri quadrati all’interno sono sufficienti per scegliere un vicno, magari accompagnato da uno stuzzichino, da andare poi a sorseggiare nello spazio esterno.
Rimane invece ancora un mistero il destino del Buffet Cavana. Affacciato sull’omonima piazza, all’interno degli spazi che nei tempi andati furono di Zampolli, il locale ha chiuso definitivamente già da prima del lockdown. Il motivo? La gestione non si era trovata d’accordo sul contratto d’affitto con i proprietari dei muri. Sembrava che al suo posto si preparasse ad aprire una pasticceria calabrese ma poi l’affare è saltato e al momento il foro è vuoto. Il Buffet Cavana ad ogni modo è stato in attività per poco più di un anno, facendo in tempo a guadagnarsi una discreta clientela. Suo deus ex machina era Rudy Franza, che prima ancora gestiva il Bennigan’s Pub in fondo alle rive, dove adesso c’è il colosso delle pizzerie Pino. Rudy dall’inizio dell’estate ha ripreso in mano la storica sede di via Valdirivo che non a caso porta il suo nome: il suo intento è recuperare l’altrettanto storico staff; la formula è quella classica, ovvero caldaia e birre a volontà. Ma quello è tutto un altro quartiere. —
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