Stream lascia in eredità un “tesoretto” di 12 milioni
Una sorta di forziere contenente un tesoretto. Anzi, altro che “etto”: un tesoro. Da oltre 12 milioni di euro, che potrebbe nei prossimi mesi dare un importante supporto ai bilanci del Comune di Trieste e anche a quelli degli altri Comuni della provincia. Si trova nelle riserve di Amt Spa, società partecipata dalle sei amministrazioni municipali del territorio provinciale e attualmente in liquidazione dopo il ritorno della gestione dei parcheggi al Comune di Trieste, che si avvale per questo di Esatto. È il denaro che, all’epoca, venne messo da parte dai vertici di Amt precauzionalmente in vista della causa Stream, querelle giudiziaria che la vede contrapposta alla Ansaldo trasporti sistemi ferroviari, la realtà esecutrice della realizzazione delle note rotaie magnetiche in via Mazzini. Quelle legate al progetto dell’autobus a trazione elettromagnetica approvato nell’aprile 1998 con accordo sancito con l’allora Act e battezzato dall’amministrazione comunale guidata da Riccardo Illy. Sperimentazione che venne bocciata dalla giunta Dipiazza nel settembre del 2002, quasi quattro anni e mezzo dopo. Contro quest’ultima delibera, Ansaldo presentò ricorso al Tar per vizio della mancata comunicazione del procedimento da parte del Comune: il tribunale amministrativo diede ragione alla società. Ma l’amministrazione comunale rifece poi la delibera e il progetto venne bloccato. Con il successivo strascico giudiziario.
I primi due gradi di giudizio hanno dato ragione ad Amt, si attende ora la pronuncia della Cassazione. «Non una questione di tanti anni, ma potrebbe volercene uno», sintetizza l’assessore comunale a Bilancio, Risorse economiche e finanziarie Matteo Montesano. Se dalla Cassazione dovesse arrivare una sentenza in linea con le due precedenti, a quel punto Amt spa - nella fattispecie il liquidatore incaricato, cioè il commercialista Stefano Podda - potrà “liberare” i soldi messi da parte (appunto oltre 12 milioni, cifra che rappresenta la metà di quanto richiesto a titolo di risarcimento dalla Ansaldo nella causa). Destinandoli, «in maniera proporzionale» rileva Montesano, ai propri soci: al Comune di Trieste, detentore dell’87,4% delle quote, andrà la fetta più grande. Via via, seguiranno gli altri Comuni: Muggia (6,405%), Duino Aurisina (3,005%), San Dorligo della Valle (2,16%), Sgonico (0,735%) e Monrupino (0,295%). Un aiuto importante, specie in un periodo nel quale gli enti locali devono attenersi ai vincoli del Patto di stabilità e tentare di far quadrare i conti anche a fronte di tagli nei trasferimenti dallo Stato.
Dei denari che potrebbero così finire nelle casse comunali, non è stato ancora ipotizzato alcun possibile futuro impiego proprio perché si attende la definitiva conclusione della vicenda giudiziaria. Lo conferma ancora Montesano: «Amt ha vinto in primo e in secondo grado, però siamo in attesa della sentenza della Cassazione. Prudenzialmente la società aveva accantonato metà della somma richiesta dalla Ansaldo, cioè 12 milioni circa. Se Amt dovesse vincere nuovamente - spiega l’assessore della giunta Cosolini -, questi soldi non saranno ovviamente dovuti e quindi si avrà un ammontare di risorse che “si libereranno” per essere distribuite ai soci in misura proporzionale alle quote. E potranno essere reinvestite subito. È però troppo presto per pensare a come impiegarle».
Accanto al “forziere” con dentro questi “liquidi”, Amt vanta anche una notevole ricchezza «a livello immobiliare - ricorda Montesano -. È una partecipata che ha accumulato negli anni in termini di patrimonio. Fra gli immobili, c’è ad esempio la sede di via D’Alviano che ora è stata affittata alla Esatto per l’attività relativa ai parcheggi a pagamento, e ci sono poi altri edifici locati alla Trieste trasporti. Il valore totale? Vi sono delle perizie in corso».
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