Stream, accordo da 3 milioni per chiudere

L’Amt sborserà la somma all’Ansaldo dopo la bocciatura del progetto di trasporto elettrico ad attrazione magnetica. Una storia lunga 16 anni che sta per arrivare al capolinea: il consiglio comunale del 27 ottobre dovrebbe mettere la parola fine al contenzioso
La canaletta di Stream in via Mazzini, ora rimossa
La canaletta di Stream in via Mazzini, ora rimossa

Una storia lunga 16 anni e che ora sta per arrivare al capolinea. Il Consiglio comunale del 27 ottobre prossimo dovrebbe approvare l’accordo raggiunto tra i legali del Comune, di Amt (ex Act) e di Ansaldo Trasporti. La vicenda è quella di "Stream", il sistema di trasporto elettrico ad attrazione magnetica, sulla quale sono andate a mischiarsi buoni propositi, polemiche politiche e carte bollate.

L’accordo per chiudere il contenzioso si attesta sui 3 milioni e 600mila di euro che la società partecipata in liquidazione, l’Amt (Agenzia per la mobilità Territoriale), dovrà sborsare. Ma è un dare e avere. L’Amt dovrà restituire all’Ansaldo la somma (compresi gli interessi) che l’azienda genovese aveva dovuto pagare dopo le sentenza del Consiglio di Stato. Nella causa Ansaldo-Amt la disdetta di Stream non solo era stata giudicata regolare, ma in sede civile il Tribunale di Trieste aveva condannato Ansaldo a restituire 3 milioni di euro ad Amt (acconti versati in corso d'opera). Una sentenza a cui Ansaldo si è opposta presentando appello. Ma non ricevendo però buone indicazioni dalla prima udienza, aveva cambiato bersaglio presentando ricorso contro il Comune per il «danno arrecato». E chiedendo 25 milioni di euro.

Eppure il progetto, avviato dalla giunta (comunale) Illy nel 1999 aveva una sua valenza, soprattutto da un punto di vista ecologico: un autobus elettrico con nessuna emissione di gas inquinanti, dotato di motori elettrici, con alimentazione elettrica prelevata dal basso e batterie tampone che permettono marcia autonoma. L’allora Azienda consorziale trasporti (Act) stipulò un contratto con la genovese Ansaldo per la realizzazione, sperimentale, di un sistema innovativo di trazione elettrica denominato appunto Stream. Nel progetto il percorso ad anello comprendeva piazza Goldoni, via Mazzini, piazza della Borsa e ritorno in piazza Goldoni.

A quel contratto seguì una delibera di Consiglio: il Comune si impegnava a valutare, se la fase sperimentale avesse avuto esito positivo, a dotarsi di "Stream" per decongestionare il traffico urbano. Via Mazzini, che viene scelta per la sperimentazione, è sconvolta per i lunghi lavori di posizionamento degli speciali binari, fatti e rifatti, con gravi disagi per i residenti e la viabilità. Ma il bus "Stream" farà solo brevi prove tecniche. Nel 2002 con Dipiazza nuovo sindaco il Consiglio comunale esprime il "disinteresse" alla prosecuzione del progetto. La delibera che blocca di fatto il progetto viene annullata dal Tar per errata procedura nel 2005, una sentenza sulla quale l'Amt ricorre al Consiglio di Stato. Il Comune nel 2006 rifà, bene questa volta, e ottiene “soddisafazione” dal Consiglio di Stato. L’azienda genovese paga i 3 milioni di euro all’Amt: dopo di che Ansaldo apre una causa civile col Comune e chiede 25 milioni di danni. E ora l’accordo a tre: Amt, Ansaldo e Comune di Trieste che, è bene chiarirlo, possiede l’ 87% della partecipata Amt, il rimanente agli altri Comuni della provincia.

«I 3 milioni e 600 mila euro in pratica sono la restituzione ad Ansaldo - sottolinea l’assessore al Bilancio Matteo Montesano, autore della delibera che sarà discussa in Consiglio comunale il 27 ottobre - e verranno prelevati da un gruzzolo, circa 15 milioni, accantonato da Amt. Se devo aggiungere un giudizio sul presente, tralascio le valutazioni passate, devo dire che con questo accordo si chiude un contenzioso che, portato avanti ancora, avrebbe comportato ulteriori costi per l’azienda, e naturalmente per il Comune, oltre all’incertezza delle conclusioni. È stato fatto un buon lavoro dai nostri legali e da quelli di Ansaldo. Speriamo ora di chiudere velocemente tutta la vicenda».

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