Stranieri in classe, blitz della Cgil a Monfalcone. La sindaca: «Presto un nuovo asilo»

MONFALCONE Prima di varcare la soglia del Consiglio comunale Anna Cisint ha voluto mettere i puntini sulle “i”. Su scuole e tetto scolastico, temi che hanno proiettato il suo volto e la città sul caravanserraglio dei talk politici, tira dritto, conferma le linee fin qui adottate sulle percentuali di stranieri nelle classi (nel 2019-2020 vuole arrivare al 40%), forte anche del recente incontro – risale a giovedì scorso – con Alessia Rosolen, assessore all’Istruzione della giunta Fedriga. La Regione entro dicembre varerà infatti una delibera con nuove linee guida ricalcando il modello Monfalcone. Insomma, si fa scuola.
Quello che però ieri mattina non si aspettava, il sindaco, era il blitz che a margine della conferenza stampa si sarebbe consumato a due passi dalle stanze dei bottoni, in piazza della Repubblica, con il sit in di una costola della Cgil, ieri in congresso, a ribadire che sui bambini non si faranno sconti. Presenti pure tre consiglieri d’opposizione, Cristiana Morsolin, Paolo Fogar e Lucia Giurissa. Screzi non nuovi: già la scorsa estate il segretario regionale della Funzione pubblica, Adriano Zonta, ieri in testa alla delegazione, aveva presentato un esposto in Procura sulle vicende locali. I sindacati si sono presentati con un mappamondo in mano («perché la terra non è piatta come qui a Monfalcone, ma ci sono tante persone diverse che hanno dei diritti, e soprattutto i bambini»), affiancato a una copia della Costituzione «in versione breve e comprensibile, che l’amministrazione dovrebbe rileggere». Prologo del fuoco e fiamme cui si sarebbe assistito qualche minuto dopo, quando Cisint ha spalancato loro le porte, in municipio. Restano, dopo un’ora abbondante di confronto, le distanze siderali.
Ma la mattinata, in generale, ha regalato altre novità. Nell’ampia digressione su come si è arrivati alla situazione demograficamente esplosiva (un passaggio non indolore dal 5,8 al 22% di stranieri in una manciata d’anni) e alla carenza di posti per il surplus di bambini (191 nel 2011, 236 nel 2018), mentre la Collodi restava «chiusa da sei anni, non sei mesi» e si rendeva necessario porre 2,2 milioni in variazione per la ristrutturazione («Soldi che noi abbiamo messo», la puntualizzazione di Cisint), cui peraltro s’è aggiunta la tegola di via Roma, un capitolo a parte se l’è guadagnato Fincantieri. «Cosa ha generato l’abnorme presenza di bambini stranieri? La scelta produttiva dell’azienda – così la prima cittadina –, davanti alla quale coloro che mi hanno preceduto sono stati proni, basata su appalti e soprattutto subappalti a basso costo. Io me ne sono fatta carico, ho bussato a tutte le porte, anche alla Regione, ma la Serracchiani ci ha ignorato». E ciò nonostante il Pil prodotto («Siamo stati spremuti come limoni»). «All’amministratore delegato ho detto allora che una tale invasione non era possibile», ancora Cisint. «E Fincantieri si è fatta carico delle spese, per esempio pagando la retta di sei bimbi alla Fly Ark», ha spiegato. La delibera è passata in giunta, tempi tecnici permettendo entro una settimana i piccoli potranno iniziare l’attività a Bistrigna.
C’è poi il progetto dell’asilo aziendale. «Una cosa che, con Fincantieri, non s’è mai vista da nessuna altra parte in Italia», sempre il sindaco. Che ha taciuto il progetto, ma ha riferito di sopralluoghi per il recupero di un edificio comunale. L’azienda lo riatterà per inserirvi quattro sezioni. Oltre a uno spazio che dovrebbe fungere, si passi il termine inappropriato, da “classe ponte” per gli «arrivi dinamici» in corso d’anno. Da indiscrezioni, si apprende che l’immobile è l’ex asilo di via Valentinis, di fronte alla Gisella. L’investimento aziendale «sarà consistente». –
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