Stranieri colpiti da Daspo urbano: i primati di Trieste e Monfalcone
TRIESTE Nel decreto Salvini su immigrazione e sicurezza c’è pure un inasprimento del Daspo urbano. Una sorta di cartellino rosso nei confronti di cittadini indesiderati, nella maggior parte dei casi stranieri, che Trieste e Monfalcone però utilizzano già da tempo. Tanto da poter vantare una sorta di “primato”: un centinaio di provvedimenti adottati da giugno ad oggi. L’esperienza di queste due “prime della classe” insomma potrebbe fare scuola. Prima di tutto in regione, dove sindaci come quelli di Udine e Pordenone sono da sempre favorevoli all’idea di un uso massiccio dello strumento indicato ora dal governo come valido metodo per difendere il decoro urbano. Anche perchè, fa notare il vicesindaco di Trieste Paolo Polidori, «va ad incidere su quanto di più prezioso hanno anche gli stranieri che si comportano irregolarmente: il permesso di soggiorno».
«I numeri», insiste Polidori. Quelli aperti dal Daspo nei confronti di un “parcheggiatore” senegalese pizzicato dai vigili urbani sulle Rive nei pressi del teatro Verdi. Ma, tra gli episodi segnalati, c’è pure chi ha bivaccato per strada o sul lungomare a Barcola. E chi ha urinato all’aperto, davanti a tutti, proprio come accaduto a Panzano a fine agosto, quando un rumeno ha deciso che il suo bagno sarebbe stata la pensilina di un bus. Come comunica il Comune, dal 5 giugno scorso Trieste ha applicato 84 Daspo - quelli nella versione meno ampia decisa dal precedente governo -, di cui 8 hanno riguardato persone “ripescate” nei luoghi interdetti nelle 48 ore successive, e dunque con conseguente inoltro della pratica alla questura. Il municipio comunica nel dettaglio anche i motivi che hanno prodotto la misura.
In 54 casi è stato violato il regolamento di polizia urbano per non aver rispettato il divieto di bivacco, in altri 27 si è riscontrato accattonaggio e in ulteriori 20 la gestione abusiva delle funzioni di parcheggiatori. Ma c’è anche la violazione della legge regionale 29 del 2005, quella che norma il commercio. Ecco allora la vendita ambulante non autorizzata in 24 casi e in altri 4 in area vietata. Il Comune informa pure di 2 violazioni, archiviate alla voce «minzioni», del regolamento per la gestione dei rifiuti. Se non risulta disponibile il dato su ubriachezza molesta e atti osceni, viene poi reso noto il fatto che nello stesso periodo le violazioni per bivacco sono state 62, ma non è stato applicato in tutti i casi il Daspo in assenza di impedimento fisico all’altrui utilizzo di un bene pubblico, come ad esempio una panchina occupata per dormire, o all’accesso a determinati luoghi, come potrebbe essere una chiesa.
Una fotografia che pone appunto Trieste tra le città che sono partite prima di altre nell'utilizzo dello strumento di allontanamento degli “indesiderati”. Ora, aggiunge Polidori, «con l’estensione dei campi di applicazione, riusciremo ad avere ancora più armi a difesa del decoro. Perché questo è un provvedimento che non è contro gli stranieri, ma a difesa della sicurezza del territorio. E può fare da deterrente rispetto ad attività illecite di chi, al di là di vedersi confiscati dei prodotti, rischia di vedere venir meno il permesso di soggiorno».
Ad approvare è anche il delegato alla sicurezza della giunta Fedriga, l’assessore Pierpaolo Roberti che, promuovendo il decreto nazionale, anticipa: «Ora spetta alla Regione accompagnare questo cambiamento con una coerente riforma del settore, affinché il Fvg sia quella terra sicura e ben presidiata che chiedono i cittadini». Una linea non diversa nei Comuni friulani di centrodestra. «Totalmente favorevole», dice infatti Pietro Fontanini, sindaco di Udine, che promuove, come già in campagna elettorale, il Daspo urbano. «Lo vogliamo per chi si comporta male, per esempio chi fuma illecitamente in un parco o bivacca lasciando in giro immondizia».
Gli ultrà di strada, insomma, vanno allontanati da Udine. Fontanini ne ha parlato anche a fine giugno, davanti al primo episodio di violenza in città dopo il suo insediamento post voto: cinque rom ubriachi in un locale del centro, con tanto di aggressione dei gestori. Nel piano del sindaco anche l’introduzione delle squadre per la sicurezza, professionisti del settore che verranno coordinati dai vigili proprio come accade a Pordenone, dove Alessandro Ciriani, a sua volta favorevole al Daspo urbano, ha reclutato otto steward individuati dagli elenchi degli addetti ai servizi di controllo della Prefettura. Il loro compito? «Fare la sentinella sul territorio». —
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