Stragi dei paramilitari condannata la Serbia
Storica sentenza a Belgrado. Il Tribunale della capitale, infatti, ha condannato la Serbia al pagamento di 210mila euro come risarcimento alle vittime della strage di Podujevo, in Kossovo
BELGRADO. Storica sentenza a Belgrado. Il Tribunale della capitale, infatti, ha condannato la Serbia al pagamento di 210mila euro come risarcimento alle vittime della strage di 14 donne e 4 bambini attuata il 28 marzo 1999 a Podujevo, in Kosovo, dal gruppo paramilitare serbo “Scorpioni”. La Serbia è stata ritenuta responsabile dell’eccidio in quanto attuato da un dei suoi organi contro terzi nell’espletamento dei propri compiti. Se esuliamo dalla rigida e fredda formulazione leguleia, significa che la Serbia aveva il pieno controllo del gruppo paramilitare “Scorpioni”, uno dei più crudeli in azione sullo scenario ex jugoslavo durante il conflitto in Bosnia-Erzegovina e in Kosovo, e quindi è ritenuta responsabile delle atrocità commesse dal suddetto manipolo nei confronti di civili disarmati.
Il Fondo per il diritto umanitario che ha patrocinato la causa contro la Serbia si è detto però assolutamente insoddisfatto dell’entità del risarcimento (meno della metà di quanto richiesto) e ha preannunciato il proprio ricorso in appello, anche perché la stessa sentenza sarebbe non conforme a quanto stabilito dalla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Per l’eccidio di Podujevo sono stati condannati nel 2010 Dragan Borojević, Miodrag Šolaja-Zvicka e Saša Cvjetan. Il gruppo fu arrestato dalla polizia serba nel 2007 nella zona di Sremska Mitrovica. L’allora procuratore generale di Belgrado per i crimini di guerra Vladimir Vukčević affermò che con quegli arresti il caso relativo ai crimini nella regione di Podujevo era chiuso. Ricordiamo che gli “Scorpioni” erano considerati il più crudele gruppo paramilitare serbo in azione durante la guerra e avevano collaborato anche nel 1995, nei pressi di Srebrenica massacrando sei civili musulmani dopo averli torturati.
Fu il generale Ratko Mladić in persona, ex comandante serbo bosniaco, a reclutare la famigerata forza paramilitare degli “Scorpioni” perché combattesse al fianco delle sue truppe in Bosnia, solo pochi mesi prima che membri della stessa ponessero in atto il massacro di Srebrenica. Gli Scorpioni al momento dell'atroce episodio facevano formalmente parte dell'undicesimo Corpo della VRSK, l'esercito della Repubblica della Krajina Serba, lo staterello serbo auto-proclamatosi indipendente in Croazia. Un rapporto del Dipartimento serbo sul crimine organizzato, relativo ai legami tra l'unità degli “Scorpioni” e le autorità di Belgrado, sostiene che l'unità paramilitare non passò sotto il comando del SAJ, l'unità speciale antiterrorismo del Servizio di Pubblica Sicurezza serbo fino al marzo 1999. E proprio il 28 marzo del 1999 avvenne il massacro di Podujevo.
La strage di civili a Srebrenica per mano degli “Scorpioni” era contenuta anche in un filmato che, secondo fonti occidentali, sarebbe stato reso pubblico, nel 2005, dagli stessi servizi segreti serbi per “preparare” l’opinione pubblica all’arresto del generale Mladić per cercare di infangare la sua immagine di “eroe”. Sui crimini degli “Scorpioni” a Belgrado nel 2013 fu allestita addirittura una mostrala quale dovette essere severamente “difesa” dalle forze di polizia di Belgrado per evitare un attacco al palazzo dove si svolgeva da parte dell’ultradestra serba. All’installazione artistica parteciparono anche Sranda, Jehona e Fatos Bogujevci, i tre ragazzini sopravvissuti alla strage di Podujevo.
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