Strage di Pinna Nobilis nel golfo di Trieste, morti 9 esemplari su 10

L’allarme lanciato dagli esperti riuniti a confronto sullo stato di salute del Nord Adriatico. Le speranze riposte nella ricerca

TRIESTE È strage di Pinna Nobilis nel golfo di Trieste. L’epidemia che da qualche anno sta decimando le pinne in tutto il Mediterraneo, ora ha steso anche a queste latitudini il suo drappo nero. A fare il punto sullo stato di salute della specie a livello Mediterraneo e sull'area dello stesso golfo, un convegno tecnico-scientifico, organizzato dall’Area marina protetta di Miramare e condotto dal direttore della Riserva marina Maurizio Spoto. Al meeting hanno partecipato funzionari e ricercatori della Direzione generale per il mare e le coste del Ministero dell’Ambiente, dell’Ispra, delle Università di Napoli Parthenope, di Teramo e di Trieste, del Servizio Biodiversità della Regione, di Ogs e Arpa Fvg.

Dal 90% al 100%: sono queste le percentuali di mortalità di Pinna Nobilis nel nord Adriatico, secondo quanto emerso dai monitoraggi compiuti dall’Amp Miramare negli ultimi mesi. «Il più grande mollusco del Mediterraneo è vicino all’estinzione - fa sapere Spoto - e l’unica speranza è ormai che i pochi esemplari attualmente sani resistano all’epidemia che sta decimando la specie in tutto il mar Mediterraneo».

La moria nel nostro territorio ha iniziato a manifestarsi circa un anno fa, sulle trezze di Grado, per poi evolversi all’interno del Golfo. Così, se a gennaio Miramare era al 50% di mortalità, mentre Barcola e Grignano erano all’80%, alla fine dell’estate la situazione era già cambiata. Gli ultimi campionamenti effettuati a inizio ottobre hanno infatti evidenziato una mortalità intorno al 95% nella zona della costiera triestina. «La Pinna Nobilis è il più grande mollusco presente nel Mediterraneo - spiega la direttrice dell’Ogs, Paola Del Negro - e in quanto tale funge da punto di ancoraggio per le tante specie animali esistenti nel mare. Ha un ruolo fisico ma anche ecologico, perché fa da connessione fra la parte bentonica (i fondali) e plantonica (ossia gli organismi che navigano all’interno della colonna d’acqua) del tessuto marino».

La speranza per la sua salvaguardia arriva, oltre all’auspicata naturale resilienza della specie, anche dalla ricerca. Sono diversi i soggetti scientifici, non ultima l’AMP di Miramare, che stanno studiando possibili azioni di ricolonizzazione dei fondali marini tramite tecniche di ripopolamento in grado di ricreare uno stock di molluschi a partire dagli individui che hanno sviluppato una resistenza al parassita. In questi giorni a raccontare la moria del più grande mollusco del Mediterraneo c’è anche un’iniziativa molto particolare, #Art4Fan, un percorso di divulgazione a cavallo tra Arte e Scienza promosso dall’AMP Miramare con la collaborazione di 15 giovani artisti. Le opere sono esposte fino a domenica 1° novembre, dalle 15 alle 18, presso la sala Xenia, in Riva 3 Novembre —.
 

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