Strage di Peteano, il Comune di Sagrado sistema il monumento per il 50.mo anniversario

Martedì la cerimonia ristretta alle 18. Il sindaco Vittori: «Doveroso restituire decoro all’area»
Luigi Murciano
Una cerimonia al monumento di Peteano. Foto Bumbaca
Una cerimonia al monumento di Peteano. Foto Bumbaca

GRADISCA Il Comune di Sagrado restituisce il dovuto decoro al cippo che onora la memoria dei carabinieri caduti nella strage di Peteano. Grazie ad un contributo erogato da Confindustria e con l’interessamento della Camera di Commercio, il centro della Sinistra Isonzo ha previsto la pulizia del monumento e la sostituzione delle ormai vetuste essenze arboree che circondano quel punto sulla provinciale 8 dove il 31 maggio di 50 anni fa persero la vita in un attacco terroristico servitori dello Stato: il brigadiere Antonio Ferrero e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni.

«Un atto doveroso quello di presentarsi al cinquantennale di quei fatti drammatici nel miglior modo possibile – commenta il sindaco Marco Vittori –. Ringrazio le istituzioni che hanno dimostrato sensibilità alla nostra richiesta di restituire decoro al monumento».

Se martedì alle 18 l’Arma onorerà i caduti con una cerimonia ancora una volta ristretta alle istituzioni, la comunità di Sagrado farà memoria della strage anche con la serata di approfondimento “Peteano, la memoria scomoda”, organizzata dalla lista Orizzonti Comuni in collaborazione con l’amministrazione comunale, in programma sempre martedì, ma alle 18.30 nella sala polifunzionale “Ferlan”. Interverranno, moderati da Barbara Perazzi, gli studiosi Anna Di Gianantonio, Marco Puppini e Oliviero Paoletti. In collegamento ci sarà Luigina Dongiovanni. Suo zio, Franco, fu uno dei tre carabinieri uccisi dall’autobomba. Luigina non ha ricordi dello zio, ma quell’episodio di 50 anni fa ha segnato la sua vita e lei porterà la sua toccante testimonianza.

Quella tragica sera a Sagrado iniziò dal bar Nazionale di Monfalcone dove partì una telefonata anonima ai carabinieri di Gradisca. Erano le 22.35. «C’è una 500 bianca vicino alla ferrovia, sulla strada per Savogna, con due fori sul parabrezza», disse la voce all’altro capo del filo. La prima pattuglia ad arrivare fu quella con l’appuntato Mango e il carabiniere Dongiovanni. L’utilitaria era visibile in un viottolo di terra battuta, subito dopo una curva. Mango decise di chiamare il suo ufficiale, il tenente Tagliari, che partì accompagnato dal brigadiere Ferraro e dal carabiniere Poveromo: arrivarono sul posto con una gazzella alle 23.05. Successivamente arrivò una terza pattuglia da Gorizia. I carabinieri Ferraro, Poveromo e Dongiovanni tentarono di aprire il cofano del mezzo, dove c’era una bomba, provocando l’esplosione dell’auto e rimanendo uccisi. Gli altri due militari rimasero gravemente feriti.

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