Strade al femminile, una su 315

È quella intitolata alla pittrice Olga Colautti. L’assessore Morsolin decisa a cambiare la situazione
Di Tiziana Carpinelli

Sullo stradario, non è un comune per donne. Basta esaminare la toponomastica cittadina e si scopre che Monfalcone pullula sì di scrittori, naviganti, costruttori, geografi e patrioti, ma si tratta di soli uomini.

A dispetto delle quote rosa assolutamente rispettate nella politica (in gonnella metà giunta e pure il sindaco, Silvia Altran), Monfalcone si dimostra “avara” di riconoscimenti alle pur tante donne che hanno illuminato la Bisiacaria con la loro arte, il loro sapere o la loro lotta: su 315 vie, soltanto una (un piazzale) è intitolata a una figura femminile distintasi per le proprie capacità, cioè la pittrice Olga Colautti. In percentuale, lo 0,3%.

Quasi peggio che a Trieste, dove su 1.475 strade, quelle intitolate alle donne risultano appena quattro (0,4%), se si escludono nomi femminili di santi, cose, località, famiglie e altro. Non che sul fronte religioso vada meglio: nella città dei cantieri si annotano appena due vie dedicate a delle martiri: santa Rita e sant’Anna.

«Che l’Italia non fosse un paese per donne - commenta l’assessore alla Toponomastica, Cristiana Morsolin - lo si sapeva da tempo, ma che a Monfalcone vi fossero così poche intitolazioni declinate al femminile è stata proprio una brutta sorpresa». Tant’è che l’esponente della giunta Altran ha deciso di iniziare a capovolgere la situazione. E a conquistare una strada potrebbe essere la più battagliera delle donne della Bisiacaria: la prima staffetta partigiana Ondina Peteani, una vita per la libertà, scomparsa nel 2003. Il figlio Giovanni ha avanzato tale richiesta alla competente commissione e, con tutta probabilità, verrà accolta.

Ma la Morsolin ben vedrebbe anche una dedicazione a Gisella Fontanot, che ha rappresentato la Resistenza e offerto alla causa due figli partigiani: anni fa, per intitolarle una strada, furono raccolte delle firme. Si potrebbe ben vedere anche qualche nome di respiro internazionale, come Tina Modotti o Virginia Woolf.

L’esclusione delle donne dalla toponomastica è un punto dolente comune a molte altre città, e pare non sia questione di amministrazioni di destra, sinistra o centro. Le cifre (desolanti) sono più o meno le stesse ovunque: si passa dal nulla al 5-6% al massimo.

Tuttavia altri comuni del mandamento, pur amministrati dal centrosinistra, si sono dimostrati più sensibili: a Staranzano c’è una via intitolata all’autrice Grazia Deledda, una all’attrice Anna Magnani e una perfino alla piccola Anna Frank, che compare pure a San Canzian, ma non a Monfalcone. «In realtà – spiega l’assessore Morsolin – nella nostra città molte strade traggono il nome dall’origine e dalla morfologia dei luoghi stessi, penso a via della Sorgente, salita alla Rocca o via dei Castellieri. A me personalmente non spiace, perché è un modo di valorizzare il territorio senza necessariamente pontificare alcuno. È vero tuttavia che molte strade, in particolare dopo una delibera comunale emessa nel 1926, risultano dedicate a personaggi maschili».

La toponomastica cittadina svela anche un territorio ripartito a settori: per esempio c’è la zona dei pittori (Sanzio, Vecellio, Tiepolo, Tintoretto), quella del cantiere con i Cosulich o quella degli inventori (Gallilei, Fermi, Volta, Meucci). «Nelle prossime intitolazioni – conclude Morsolin – senz’altro daremo priorità, sentito il parere della commissione, a Ondina Peteani: il guaio è che non ci sono, al momento, nuove vie». Bisogna dunque attendere che il territorio si trasformi. Certamente, però, si può pensare ai contenitori sportivi e culturali, molti dei quali a Monfalcone sono sprovvisti di dedica: dalla biblioteca al teatro, ma anche la piscina, il Palaveneto e la galleria comunale. Lo spazio c’è, manca il nome.

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