Storia di Luca, il goriziano che in Russia ha trovato l’oro

Coach di pallavolo è assistente di Safronova ct della nazionale juniores fresca vincitrice degli Europei. «Con Svetlana c’è una consolidata amicizia nata quando lei giocava a Gorizia»
Di Stefano Bizzi

Ha letteralmente trovato l’oro in Russia. E non lo ha fatto una volta, lo ha fatto due. Il goriziano Luca Milocco è il secondo allenatore di quella nazionale russa di pallavolo che in Slovacchia il 4 settembre ha conquistato il titolo Europeo juniores.

Come assistente dell’olimpionica Svetlana Safronova ha bissato il successo conquistato lo scorso anno in Ungheria con il gruppo pre-juniores. E nel suo palmares c’è anche il bronzo vinto quando ancora collaborava con la nazionale italiana. In vista dell’appuntamento continentale, a fine giugno era passato insieme al resto della squadra proprio da Gorizia.

Al PalaBigot la Federvolley regionale aveva organizzato un triangolare con Italia, Serbia e Russia. E a Nitra la finale per il titolo è stata proprio la sfida tra Serbia e Russia.

«Dopo dodici anni di collaborazione con la nostra nazionale, decidere nel 2012 di mollare tutto per andare a lavorare in un’altra federazione non è stato facile. Ma non potevo dire di no alla proposta di Svetlana: di punto in bianco mi aveva dato tre giorni di tempo per decidere se andare in Russia a farle da assistente. Dopo un breve consulto, alla fine le ho dato la mia disponibilità in appena un paio d’ore».

Vecchia conoscenza del volley isontino, Svetlana Safronova è stata campionessa olimpica nel 1980 con la maglia dell’allora Unione sovietica.

Il mandato di Mosca era quello di rilanciare la nazionale giovanile portandola, magari, a vincere un titolo. La prima medaglia stava arrivando già nell’agosto del primo anno all’europeo juniores in Turchia. «In semifinale stavamo vincendo 2-1 contro le padrone di casa. Eravamo avanti 22-19 e abbiamo giocato il pallone che avevamo detto di non giocare. Le turche hanno recuperato mentre noi siamo crollati psicologicamente e il giorno dopo abbiamo perso anche contro l’Italia la sfida per il bronzo. Con quel gruppo ero arrivato terzo l’anno precedente nel pre-juniores e anche se avevamo incontrato le azzurre già nel girone vincendo 3-1 non è stato facile. Non è facile sentire l’inno di Mameli da avversario. È qualcosa di strano e anche se provi sensazioni contrastanti, perché ti ricorda casa, sei pur sempre un professionista e devi abituarti». Milocco guarda le medaglie sul tavolo e sorride. Pensa a quelli che gli avevano detto di lasciare perdere. «Ho imparato a fregarmene di chi invidia perché è tempo tolto alle persone care, a quelle che meritano maggiore considerazione. E ce ne sono tante. Sono gli amici che quando torno a casa è come se ci fossimo lasciati la sera prima ed è un angelo, di cui non è necessario dire il nome, che va avanti come un mulo e mi capisce. Le medaglie però sono solo un qualcosa che ti ricorda tutte le ore passate a lavorare al computer per preparare le partite per le ragazze e per Svetlana. Sono il punto di partenza, non di arrivo». Ancora prima di conoscere l’esito del torneo continentale, la federazione russa ha deciso di rinnovare per tre anni i contratti dello staff. «Ora cominceremo a lavorare con il gruppo delle nate tra il 2002 e il 2003. Faremo base a Kazan. Il 26 partirò per fare dei test. Per andare a vedere le ragazze capita di volare anche sei ore senza nemmeno aver attraversato tutta la Russia. Viaggi ai confini con la Mongolia o con la Cina. Fino al nostro arrivo il rapporto degli allenatori dei club con quelli della nazionale si era spezzato, per fortuna però grazie a Svetlana le società stanno cominciando a fidarsi di noi. Non è un caso se tutti e tre i titoli europei femminili ora si trovano nelle mani della Russia». E due su tre portano anche una firma goriziana.

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