Storia di Billy, 17 anni nel braccio della morte
Tutto lì dentro ricorda la morte, puoi solo provare a sopravvivere». Billy Moore oggi ha sessant’anni, ne ha trascorsi quasi 17 nel braccio della morte della Georgia (Usa). È arrivato ieri a Trieste per raccontare la sua storia agli studenti di diverse scuole superiori, invitato dalla Comunità di Sant’Egidio per la Giornata internazionale delle “Città per la vita, Città contro la pena di morte” che quest'anno ha coinvolto 87 Paesi. Due appuntamenti intensi, all’Oberdan e al Dante.
Billy lavorava per l'esercito in Georgia quando scoprì che sua moglie era diventata tossicodipendente. Gli venne affidato il figlio di 4 anni. Senza soldi e quasi disperato. Un amico gli confidò che un anziano teneva in casa 30mila dollari: facile rapinarlo. «Quella notte, il 4 aprile 1974, - racconta Billy - decidemmo che saremmo entrati nella sua casa, fumammo marijuana e ci ubriacammo. Ma la vittima uscì dalla sua stanza, mi puntò il fucile alla gamba e sparò in aria. In preda al panico feci fuoco ferendolo a morte».
Il giorno successivo lo sceriffo arrestò Billy. Fu il complice che si rivelò nipote della vittima a denunciarlo salvandosi dal carcere. Un giudice senza alcuna giuria emise la sentenza: condanna alla sedia elettrica programmata per il 13 settembre 1974. «Quel giorno ero nella mia cella e aspettavo che qualcuno mi venisse a prendere. Ero confuso, avevo paura». Nessuno arrivò. L'avvocato di Billy non gli aveva comunicato che l'esecuzione era stata sospesa, come tutte le altre negli Usa, dalla Corte suprema: moratoria fino al 1976. Billy prese in mano la sua difesa. Trovò gli indirizzi dei familiari della vittima e chiese perdono. Gli risposero per lettera dopo sette giorni: lo avevano fatto, anche lui aveva bisogno di perdonare se stesso. Nuovo ordine di esecuzione il 24 maggio 1984. «Due guardie mi condussero in una cella, accanto a quella con la sedia elettrica dove dovevo passare le mie ultime 72 ore, controllato a vista. Mi lessero le ultime dichiarazioni dei dieci condannati a morte che mi avevano preceduto. Fu terribile, li conoscevo uno ad uno ed erano miei amici».
A 7 ore dall’esecuzione, sentenza sospesa. Trascorsero altri dieci lughissimi anni. Durante la detenzione Billy iniziò un percorso di fede e studiò legge. Il 21 agosto 1990 la Corte suprema stabilì una moratoria di 30 giorni. Il Parole Board, eccezione giuridica della Georgia che ha potere di ultima istanza sulle sentenze di pena capitale, stava riesaminando il caso di Billy. Commutarono la sua pena in carcere per altri 25 anni. Tredici mesi dopo, la legge cambiò di nuovo: Billy fu libero.
Oggi Billy viaggia raccontando la sua storia, sa quanto può essere facile perdersi e cerca di restituire agli altri tutto ciò che sente di aver avuto in dono. Sono più di 17.800 le persone nel mondo che attendono l'esecuzione della propria condanna a morte.
Lorenza Masè
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