Stop alle aziende "mordi e fuggi": la Regione congela gli incentivi

Rosolen annuncia il giro di vite. «Non siamo un bancomat. Niente aiuti agli imprenditori che non rispettano i patti»

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TRIESTE «Adesso occorre cambiare le regole sui contributi», aveva avvertito Alessia Rosolen solo una settimana fa dopo aver preso atto della rottura unilaterale della proprietà. Pensava al caso Burgo, l’assessore al Lavoro, ma non solo a quello. Ieri, con una generalità servita a informare i colleghi di giunta, Rosolen ha fatto capire che l’annunciato intervento di revisione della normativa in materia di aiuti economici alle imprese è però mirato a risolvere un fenomeno, non un singolo caso. Quel fenomeno, se non ancora diffuso, precisa l’assessore, «sta emergendo in maniera importante».



Si tratta in sostanza di imprese che percepiscono risorse della Regione, ma delocalizzano e licenziano. Di qui la decisione dell’assessorato, si legge nella generalità, «nel pieno rispetto della normativa Ue e in coerenza con quanto già previsto dal dl 87/2018», di dettare la linea perché si avvii «una ricognizione delle diverse normative regionali di settore in materia di aiuti economici alle imprese per garantire che vengano previste, e se presenti rafforzate, le opportune cautele in presenza di comportamenti, successivi al percepimento dei benefici, incoerenti con la tutela dell’economia del territorio».

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Una ricognizione - di cui si occuperà il segretario generale della giunta in raccordo con le direzioni centrali competenti – «non punitiva», precisa Rosolen. «Non ce l’abbiamo certo con gli imprenditori, vogliamo essere accoglienti nei loro confronti. Ma deve essere chiaro che le politiche si fanno con i soldi della gente e dunque vanno valorizzati e premiati i comportamenti aziendali che si dimostrino virtuosi per la crescita del territorio, nella logica di un patto di comune assunzione di responsabilità fra Istituzioni e sistema economico».

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Altri casi non vengono citati. Ma, oltre alla Burgo, negli uffici ci si è soffermati sulle vicende DM Elektron, che a inizio dicembre si è ritrovata con scioperi e picchetti per il timore diffuso di una delocalizzazione (smentita dalla proprietà, ma le voci da allora non si sono spente), ma anche di Eaton di Monfalcone e Ideal Standard di Orcenico di Zoppola. Senza entrate appunto nelle singole situazioni, Rosolen era già stato molto chiara: «La Regione non è un bancomat e i lavoratori non sono numeri: se le regole non funzionano, dovremo cambiarle. Prevedendo, altresì, opportuni meccanismi sanzionatori».

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Una riflessione ulteriormente approfondita ieri nella generalità: «Nel corso di alcune significative vertenze in corso sul territorio, è già emersa o sta emergendo l’indisponibilità da parte datoriale di gestire le eccedenze occupazionali dichiarate con gli ammortizzatori sociali di tipo conservativo, pur essendo stati tali strumenti significativamente rafforzati dal governo nazionale con i recenti decreti legge 109 e 119 del 2018».

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Una condotta inaccettabile, è il pensiero della Regione, «specie ove si consideri che in alcuni casi il rifiuto proviene da aziende che hanno ricevuto dall’amministrazione regionale o sono prossime a richiedere alla medesima importanti benefici economici a valere su diverse leggi regionali di settore». La conseguente ricognizione si dovrà accompagnare a un «patto di condivisione di responsabilità nei confronti della comunità regionale e dei lavoratori con le aziende che arrivano sul territorio e ricevono i nostri contributi – spiega ancora Rosolen –: la Regione non è mossa da intenti punitivi ma è convinta che il sostegno all'iniziativa economica privata non possa prescindere da una comune assunzione di responsabilità sulla tutela del tessuto economico locale e dei relativi livelli occupazionali».

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Concretamente il progetto è di armonizzare le norme di settore. Ma preliminarmente si tratterà di consultare le parti sociali «in modo da condividere, in sede di tavolo regionale di concertazione, il principio per cui il sostegno economico da parte dell’amministrazione del Friuli Venezia Giulia alle imprese non può prescindere, come evidenziato, da una comune assunzione di responsabilità sulla tutela del tessuto economico locale e dei relativi livelli occupazionali».

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Non servirà uno strumento legislativo, fa sapere Rosolen. Molto importante sarà la sinergia con l'Agenzia Lavoro&SviluppoImpresa, il nuovo strumento che unisce l’assessorato del Lavoro con le Attività produttive di Sergio Bini attraverso il quale si metteranno insieme le politiche sugli investimenti con le politiche attive del lavoro, la formazione e la professionalizzazione. «Non appena individuato, entrerà in campo in questa iniziativa il direttore dell’Agenzia», anticipa Rosolen. I tempi? «La prossima settimana potrebbe essere quella del via all’iter di nomina». —


 

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