Stop alla ricostruzione della fontana di Bajamonti a Spalato
SPALATO Un rifiuto dal sapore politico, destinato a ritardare o anche a far arenare definitivamente un progetto voluto dall'amministrazione comunale di Spalato e dagli abitanti della città di Diocleziano. Il Dipartimento spalatino alla Conservazione ha deciso di bloccare l'iter di ricostruzione della Fontana monumentale in Riva, chiamata anche Fontana di Bajamonti, rifiutando di rilasciare le cosiddette condizioni speciali, passaggio obbligatorio per arrivare alla stesura del progetto principale.
È stato Marijan Čipčić, coordinatore per il rifacimento della fontana posizionata fino al 1947 lungo le Rive, nelle immediate vicinanze di piazza delle Procurative, a far sapere che i conservatori hanno bocciato almeno temporaneamente il progetto, ritenendo che non vi siano elementi sufficienti per arrivare alla ricostruzione. «È un atto in stridente contrasto con le conclusioni del 2019 – ha dichiarato Čipčić – firmate dall’accademico Nenad Cambi, dall’architetta Katja Marašović e dalla storica d’arte Ivana Prijatelj Pavičić. Anni fa il Dipartimento alla Conservazione aveva concesso, grazie alla foto documentazione esistente, il benestare al restauro della Casa croata a Spalato. Per la rinomata fontana di Bajamonti c’è stata invece la bocciatura. Ricorreremo in appello e ci batteremo fino a quando la nostra fontana tornerà al suo posto».
Da segnalare che sono a disposizione foto con i dettagli e anche schizzi con le misure della struttura, conservati nell’Archivio statale a Spalato, da cui poter attingere a piene mani. Pochi anni fa lo scultore accademico Robert Jožić aveva perfino realizzato una “fontana di Bajamonti” in gesso, in formato ridotto ma copia fedelissima del monumento inaugurato nel 1890 e distrutto nel 1947 dalle allora autorità jugocomuniste perché ritenuto un simbolo fascista. La fontana era stata fatta saltare in aria con una carica esplosiva e quanto rimaneva in piedi era stato preso a colpi di mazza. Un gesto voluto dai seguaci di Tito per annientare quanto di italiano c’era a Spalato, in analogia con quanto era accaduto in altre città adriatiche, come Fiume e Cherso per esempio.
Del resto la fontana era ed è legata ad Antonio Bajamonti, nato a Spalato nel 1822 e morto nella sua città nel 1891, ritenuto uno dei massimi esponenti dei Dalmati italiani nell’Ottocento. Per vent’anni, dal 1860 al 1880, fu podestà di Spalato per il Partito Autonomista. Bajamonti fu l’ultimo sindaco italiano del capoluogo dalmata, costretto a rinunciare alla carica nel 1880 dopo che in seguito a un tumulto venne sciolto il consiglio comunale e nominato un commissario al posto del podestà. —
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