Stop al ticket da 10 euro per i redditi bassi
TRIESTE. «Aboliremo il ticket». Debora Serracchiani lo aveva promesso in campagna elettorale. Non è riuscita a farlo, come annunciato, nei primi cento giorni di governo e l’opposizione gliel’ha ricordato ripetutamente. Ma, nell’atto di confezionare la seconda Finanziaria del mandato, il colpo riesce. Dal prossimo anno, fanno sapere a fine giunta la presidente della Regione e l’assessore Maria Sandra Telesca, i cittadini del Friuli Venezia Giulia con un Isee inferiore ai 15mila euro non pagheranno i 10 euro aggiuntivi rispetto al costo delle prestazioni sanitarie ricevute in strutture pubbliche o del privato convenzionato. Ma anche quelli con Isee più alto vedranno ridotto quell’importo per gli esami meno cari.
Le due misure
L’intervento, dunque, è duplice. Da un lato la lunga trattativa con il governo consente la rimodulazione dei 10 euro, introdotti da una manovra nazionale del 2011 come quota fissa su ogni ricetta di assistiti non esenti ai quali siano state prescritte prestazioni specialistiche come visite mediche, esami di laboratorio, diagnostica per immagini, terapie riabilitative. Dall’altro un provvedimento regionale - 5 milioni di euro la posta per il prossimo anno - che abbatterà il ticket a zero per le fasce deboli.
La rimodulazione
Serracchiani è stata ripetutamente negli uffici romani anche per questa partita. L’ultima proposta è risultata convincente e il governo ha dato il via libera. La premessa è che alcune prestazioni sanitarie costano meno del ticket. Di qui la scelta, approvata dal livello centrale, di cancellare la quota dei 10 euro per gli esami fino a 5 euro. «In questo modo si elimina un’iniquità - rileva la presidente - dato che in vari casi il ticket pesa più della stessa prestazione». A salire, il ticket viene poi rapportato al costo del servizio ricevuto dal Servizio sanitario regionale: 1,5 euro per prestazioni tra i 5 e i 10 euro, 3 euro per quelle tra i 10 e i 15 euro e così via fino a superare gli attuali 10 euro nel caso in cui le prestazioni costino oltre i 35 euro, con il massimo di 20 euro per quelle sopra i 70 euro.
Una rimodulazione, spiega l’assessore Telesca, che equilibra il costo complessivo dell’operazione agevolando la gran parte dei cittadini dato che esami e visite a più alto costo sono in numero molto inferiore rispetto a quelle di poche decine di euro: al di sotto di 5 euro se ne sono contate nel 2014 oltre 52mila, tra i 5 e i 10 euro circa 85mila, tra i 10 e i 15 euro 86mila, tra i 15 e i 20 euro 194mila, tra i 20 e i 25 euro 86mila, tra i 25 e i 30 euro 329mila.
Il contributo sociale
La giunta pensa però anche a chi non supera il tetto dei 15mila euro di Isee, famiglie e persone considerate in una condizione economica di fragilità, e infila in Finanziaria 5 milioni che dovrebbero bastare per non far pagare a questa fascia popolazione nemmeno un euro di ticket. Le simulazioni sono in corso (va anche tenuto conto che l’Indicatore di situazione economica equivalente è sotto rivisitazione dal governo nazionale, tanto che dovrebbe essere compresa nella nuova formulazione anche il dato del patrimonio famigliare, ma ci si dovrebbe appunto basare sul paletto dei 15mila euro) e la Regione pare essere in grado di organizzarsi dal punto di vista amministrativo in un paio di mesi, mentre la rimodulazione dovrebbe partite già dal primo gennaio 2015. Sin d’ora Serracchiani e Telesca si dicono però sicure che «una buona fetta dei residenti Fvg non pagherà il ticket aggiuntivo».
La soddisfazione del Pd
A commentare con soddisfazione il doppio intervento della giunta è Antonella Grim: «La rimodulazione del ticket sanitario, fino al suo totale azzeramento a favore delle fasce sociali più deboli, è un impegno che ci eravamo presi sin dall'inizio e che stiamo realizzando». La segretaria regionale Pd considera il provvedimento «uno dei tanti punti di forza di una Finanziaria che, nonostante il momento difficile, non aumenta le tasse per i cittadini, destina agli enti locali gli stessi finanziamenti dello scorso anno ed è molto attenta alla salute e al sociale con particolare attenzione verso le fasce più fragili della popolazione».
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