Stop al maxi-canale in piazza Sant’Antonio

I Lavori pubblici inseriscono nel Piano delle opere la riqualificazione della piazza, ma non terranno conto delle indicazioni sortite dal concorso di idee lanciato dalla giunta Cosolini
Una suggestiva veduta del Canal Grande in una foto di Andrea Pavan
Una suggestiva veduta del Canal Grande in una foto di Andrea Pavan

TRIESTE Una questione di coerenza urbanistica. O meglio di estetica urbana. La piazza di Sant’Antonio non può restare così come è. Poichè tutt’attorno a essa fervono o ferveranno importanti lavori per riqualificare il Borgo Teresiano, non ha molto senso che la piazza, svaniti i sogni acquei della giunta precedente, non abbia la stessa qualità di quanto si sta facendo nelle adiacenze.

Per ora è ancora sotto traccia, ma i Lavori Pubblici comunali vogliono iscrivere nel Piano triennale delle opere, di prossima edizione e strettamentre connesso al bilancio 2017, la “redenzione” di uno spazio urbano trascurato in mezzo a uno degli scorci più belli e più fotografati della città.

 

Piazza Sant’Antonio-Canal Grande, i progetti top con vista sull'acqua GUARDA I RENDERING
Il rendering del progetto vincitore del concorso di idee lanciato dal Comune, firmato dal raggruppamento timonato da Daniela Anzil

 

Piazza Sant’Antonio si estende da via San Spiridione alla scalinata della grande chiesa neoclassica e ospita le bancarelle di prodotti alimentari, che in precedenza stazionavano in piazza Ponterosso. L’orientamento comunale, che andrà verificato con il sindaco e con il settore finanziario, è quello di risistemare la piazza prescindendo dalla riapertura del Canale, idea che all’attuale amministrazione non garba per molteplici ragioni, a cominciare da quelle finanziarie.

Quindi si tratterà di un’operazione con caratteristiche “terrestri”, da realizzare con progettualità interna agli uffici, sulla quale non incideranno le risultanze del concorso di idee, che si svolse un anno fa e che in aprile ebbe i tre premiati.

 

I progetti per piazza Sant'Antonio-Canal Grande

 

La convinzione, maturata nei Lavori pubblici, si basa sul fatto che lavori per poco meno di 3 milioni di euro sono cantierati nei pressi della chiesa e della sua piazza. Oltre un milione per pavimentare le sponde del Canale tra le Rive e via Roma. Circa 900mila euro sono destinati a finanziare il secondo lotto delle opere per la sicurezza e le facciate della chiesa. Alla riqualificazione di via XXX Ottobre, tra Sant’Antonio e piazza Oberdan, provvederanno 800mila euro agganciati al piano Pisus: il cantiere avrebbe dovuto essere aperto già in gennaio, ma l’appalto è stato impugnato e il Tar deciderà l’8 marzo prossimo il ricorso contro l’aggiudicazione a Friulana Costruzioni. Senza dimenticare che il Municipio sta svuotando palazzo Carciotti: nel 2018 sarà messo all’asta per una possibile riconversione alberghiera.

 

 

Da un ventaglio di interventi, che coinvolge una significativa porzione del Borgo Teresiano a integrare quanto già realizzato durante l’era cosoliniana sull’asse Ponterosso-via Trento-largo Panfili, rischiava di rimanere estranea la piazza dedicata al Santo lisbonese-padovano: da questa premessa si comprende meglio l’impegno dei Lavori pubblici a reinserire la piazza nell’agenda delle opere triennali.

 

 

L’attuale sito venne ottenuto nella prima metà degli anni Trenta con l’interramento del Canale, riempito con l’escavo di Montuzza. In precedenza l’acqua arrivava ai piedi della scalinata della chiesa. Una certa aria di precarietà ha accompagnato questa superficie, sulla quale si affacciano i lati della Chiesa serbo-ortodossa e della fondazione Scaramangà, uno storico caffè come lo Stella Polare. Dietro sollecitazione di Andrea Dapretto, assessore ai Lavori pubblici della giunta Cosolini, a fine 2015 il Comune decise di lanciare un concorso di idee, finalizzato a ottenere spunti progettuali per ripensare piazza Sant’Antonio: tra l’altro veniva apertamente riconsiderato l’interramento del Canal Grande, tanto da vagheggiare il ritorno dell’acqua vicino alla chiesa.

 

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Un sondaggio del “Piccolo” vedeva prevalere di stretta misura i cittadini favorevoli all’allungamento del Canale.

Il Comune mise in palio un montepremi di 15mila euro. Al concorso di idee parteciparono 69 proposte (una venne eliminata per ragioni procedurali). Una commissione, composta da cinque membri, esaminò i progetti. Al primo posto si classificò il “gruppo Sagrado” (Anzil, Zetoni, Modena, De Stefani), che si era ispirato a un lavoro firmato da Gigetta Tamaro. La seconda piazza venne attribuita all’architetto bolognese Paolo Chierici. Medaglia di bronzo al gruppo coordinato da Barbara Fornasir (Fausto Benussi, Rossella Gerbini, Franco Umeri) con la consulenza di Vittorio Sgarbi. L’intero “podio” aveva come filo conduttore progettuale un ampio ricorso all’acqua. Quell’acqua di cui il Dipiazza III intende fare a meno o ne vuole comunque ridimensionare la rilevanza.

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