Stop agli incarichi per gli azzurri triestini. Parte la guerra tra gli aspiranti successori
TRIESTE Terremoto in Regione e al Comune di Trieste. La sentenza d’appello di “spese pazze” già produce le sue conseguenze sul piano politico, innescando il meccanismo che condurrà alla sospensione del consigliere regionale Piero Camber e la decadenza dell’assessore comunale al Turismo Maurizio Bucci. Esponenti politici di Forza Italia cui si aggiunge il collega di partito Piero Tononi, oggi non più protagonista di prima fila, ma che vedrà sfumare il proprio contratto da dipendente del gruppo consiliare berlusconiano. Ed è appunto sul partito azzurro che si infrange il secondo grado, che rischia ora di generare pesanti ripercussioni all’interno dei forzisti e nei rapporti con la Lega.
In piazza Oberdan la questione è tutta interna a Forza Italia. I tempi per la sospensione non saranno brevi, ma l’esito è scontato e a quel punto per il centrodestra si apriranno due strade: rimanere con un consigliere in meno (e i numeri della maggioranza lo consentono) oppure votare una leggina per consentire il subentro del primo dei non eletti azzurri nel collegio di Trieste. Grattacapo non da poco, perché si tratta del medico Walter Zalukar che, dopo essere stato fra i più duri contestatori della riforma sanitaria del centrosinistra, non ha risparmiato critiche all’assessore Riccardo Riccardi, per l’eccessiva continuità fra le sue scelte in materia e quelle dei predecessori.
Difficile che il vicepresidente della giunta voglia consentire l’ingresso di un detrattore rimasto deluso dalla mancata separazione fra ospedale e territorio, ma anche dal non essere stato invitato al tavolo dei saggi che hanno delineato le varie opzioni per modificare l’assetto organizzativo del sistema. Il campo è minato, perché Zalukar è parte della corrente camberiana triestina, cui appartiene anche la coordinatrice regionale Sandra Savino, anche lei poco tenera verso le decisioni assunte finora da Riccardi. Potrebbe nascerne un dissidio interno capace di far esplodere tensioni che covano sotto la cenere di un partito in crisi.
Qualche scintilla potrebbe volare anche fra alleati, perché c’è da credere che i quattro consiglieri di Progetto Fvg non si strapperanno i capelli se Forza Italia non riuscisse a organizzare il subentro a Camber, rimanendo anch’essa con quattro elementi in aula. Da valutare inoltre il destino della guida della commissione Lavori pubblici, di cui Camber è presidente: la successione accenderà sicure rivalità tra i partiti della coalizione. A chiudere il cerchio c’è poi la fine del contratto di dipendente del gruppo consiliare per Tononi, che incappa nella sospensione dei dipendenti pubblici condannati per peculato anche in via non definitiva. Nessun effetto politico invece per la condanna di Daniele Galasso, che pure era stato nella rosa di nomi azzurri per la commissione Stato-Regione.
Decisamente problematica anche la caduta di Bucci, leader del gruppo camberiano in municipio e membro della giunta Dipiazza. L’assessore potrebbe dimettersi, per non costringere il sindaco a farne esplicita richiesta. Alla sua carica già aspirano i compagni di partito Michele Babuder, Manuela Declich e il veterano Bruno Marini, posto che Alberto Polacco rimarrà invece con ogni probabilità capogruppo, dopo le dimissioni da consigliere che Camber ha consegnato nei giorni scorsi. Il vuoto nell’esecutivo potrebbe tuttavia aprire a nuove tensioni in maggioranza, fornendo il destro alla Lega per domandare spazio in una giunta costruita prima di politiche e regionali, riconoscendo dunque scarso peso specifico al Carroccio.
Ma la Lega non ha uomini di esperienza a Palazzo Cheba, se si esclude Everest Bertoli, da poco trasmigrato ai salviniani proprio da Forza Italia. Per lui il futuro appare roseo: dopo l’assoluzione, vedrà infatti venir meno le perplessità sul suo nome, potendo conquistare visibilità, vuoi come assessore vuoi come capogruppo, date le dimissioni in vista di Antonio Lippolis dopo il suo ingresso in Consiglio regionale.
Sul futuro della giunta comunale deciderà Dipiazza, che ieri non ha commentato la sentenza al pari del governatore Massimiliano Fedriga. A parlare è invece il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, che invita a «essere garantisti e attendere la Cassazione», aggiungendo «il dispiacere umano per persone che conosco da anni e che forse hanno sottovalutato i fatti contestati, perché una certa sensibilità si è sviluppata solo negli ultimi anni».
Non a caso, il Pd evita di commentare la pena dell’ormai ex Gianfranco Moretton, sottolineando con Cristiano Shaurli che «la legislatura di centrosinistra ha effettuato una cesura politica, legislativa e culturale. Abbiamo drasticamente ridotto i fondi a disposizione dei gruppi, c’è un sistema di verifiche e controlli. Il nostro impegno è stato rivolto a evitare che potessero verificarsi di nuovo comportamenti non trasparenti».
Per Forza Italia parla anche la coordinatrice Savino, che ricorda «le assoluzioni in primo grado e in Corte dei conti dei nostri esponenti: deciderà la Cassazione». La forzista stoppa ogni manovra leghista in Comune: «Siamo partiti con queste proporzioni e queste restano. Zalukar? Non ne abbiamo ancora parlato».
All’attacco il Movimento 5 stelle con Cristian Sergo, secondo cui «il garantismo può valere in primo grado ma qui parliamo di un consigliere regionale condannato in appello per peculato rispetto a fatti compiuti proprio in Regione. È una brutta faccenda e non sarà l’ultima pagina perché altri processi sono in corso». —
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