Stipendio decurtato Guardia medica in stato d’agitazione

Da oggi prestazioni non garantite nella Bassa e nell’Isontino L’accusa: tolti 300 euro dalla busta paga. Sciopero in vista

CERVIGNANO . Circa 300 euro tolti dallo stipendio, 3 euro in meno all’ora. Le guardie mediche della Bassa friulana hanno proclamato lo stato agitazione per la decurtazione dello stipendio, avvenuta senza alcun preavviso e senza concertazione sindacale.

Da ieri sera, le prestazioni che non sono strettamente incluse nel contratto di lavoro non saranno più garantite.

Il clima è molto teso e la protesta comprende anche Grado, Cormons, Gorizia e Monfalcone.

«Non molti sanno che il lavoro della guardia medica – si lamentano i medici di continuità assistenziale – dovrebbe limitarsi, come è comprensibile, oltre ad essere stabilito per contratto nazionale, a garantire le prestazioni non differibili della medicina generale (compiti assimilabili a quelli del medico di famiglia e del pediatra) ai pazienti residenti nel territorio afferente alla sede di competenza, in questo caso la Bassa friulana. Da anni, invece, come chiunque avrà potuto constatare, le prestazioni vanno ben oltre il contratto»

«Assicuriamo – continua la nota dei medici di continuità assistenziale – servizi anche nelle residenze sanitarie assistenziali, in carcere, nei centri per richiedenti asilo e nelle case di cura sul territorio, oltre a prendere in carico pazienti direttamente riferiti dal servizio di emergenza e pronto soccorso, i famosi codici bianchi. Inoltre, non mancano i pazienti non residenti nell’ambito di afferenza (fuori sede e addirittura fuori regione)».

Le guardie mediche, che hanno inviato una lunga lettera al nostro quotidiano per spiegare le motivazioni del disagio, minacciano uno sciopero.

«Nonostante il duro lavoro, tutte le notti dell’anno, fine settimana e festività inclusi – si sfogano – venga da anni assicurato alla popolazione, ben oltre quelle che sarebbero le prerogative contrattuali, tutto ciò non è assolutamente riconosciuto dai vertici amministrativi della sanità regionale».

«Per risposta, a partire dal mese in corso, è stato incredibilmente decurtato in maniera significativa lo stipendio dei medici – affermano, nella nota, i medici di continuità assistenziale – Il nostro stato di agitazione si protrarrà fino a quando non sarà riconosciuta la nostra professionalità e dignità lavorativa, reintegrando ciò che è stato indebitamente tolto».

I medici di continuità assistenziale invitano chi dovere a fare un passo indietro e chiedono che lo stipendio torni a essere quello pattuito.

«Ci scusiamo con i pazienti, che ovviamente non hanno alcuna responsabilità – concludono i professionisti –. Ci auguriamo che la popolazione comprenda le ragioni di questo gesto».

Alla luce di quanto accaduto – è la conclusione dell’intervento – le prestazioni che esulano dal contratto di lavoro, potrebbero non venire più garantite».

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