Steve Vai, il chitarrista che stregò Frank Zappa venerdì al Rossetti

Il grande talento americano sarà accompagnato in concerto dall’Evoluton Tempo Orchestra
Di Furio Baldassi

Più che un concerto, un evento. Perché l’uomo che venerdì, alle 21, salirà sulle vecchie assi del palco del “Rossetti” per un concerto che si preannuncia memorabile, è sicuramente il più talentuoso chitarrista mai visto a queste latitudini. Steven Siro Vai, newyorchese, meglio noto come Steve, 53 anni compiuti lo scorso 6 giugno, con l’intero pubblico di Mosca a cantargli ”Happy Birthday” in russo, è uno che con la chitarra detta legge. E ha ispirato almeno una generazione di musicisti. Intendiamoci: non è il solito ginnasta della sei corde. Come tutti i grandi, anzi, con gli anni ha maturato la tendenza a non dimostrarsi sempre e comunque il più veloce del West. Di qui la ricerca del suono, delle armoniche, delle note lunghe ma dense di significati.

L’uomo che a 19 anni, fresco di diploma alla Berklee School of Music aveva stregato Frank Zappa (che in pubblico lo chiamava “The little Italian virtuoso”, in omaggio ai genitori italo-americani), è cresciuto, e molto. All’epoca, primi anni ’80, aveva tempestato il geniale artista di telefonate, gli aveva inviato trascrizioni da lui stesso realizzate di Edgar Varese, grande compositore moderno, fino a presentarsi a un’audizione zappiana con gli spartiti, nota per nota, degli assoli di quel geniale compositore. Ovviamente fu preso. «Quando sono andato in concerto con Frank – ha ammesso in una recente intervista – mi muovevo mormorando: “Come diavolo è potuto succedere?” Era molto bravo a individuare il potenziale musicale di una persona, e io riuscivo ad adattarmi abbastanza bene con quello che stava facendo in quel momento».

Trent’anni e quindici milioni di dischi venduti dopo, Vai è oggi un tranquillo signore che quando è a casa, ad Encino in California, fa l’apicoltore e, assieme alla moglie Pia Maiocco, ex bassista delle Vixen, segue la crescita dei figli Julian e Fire. Eppure la sua folgorante carriera, prima di indirizzarla verso quella da solista, lo aveva portato ad intrecciare la sua Ibanez (in studio e in tour) anche con Public Image Ltd., Alcatrazz, David Lee Roth (senza far rimpiangere affatto, anzi, un certo Eddy Van Halen...) Whitesnake, prima di diventare membro del G3, che raggruppa, a rotazione, i migliori chitarristi rock.

Perché dall’hard rock, quasi dal metal arriva Vai, anche se il contatto con Zappa, attraverso vari dischi e almeno due tour memorabili, e la stessa sua preparazione di base ne hanno via via allargato gli orizzonti. Ultimamente la sua musica è quasi esclusivamente strumentale, molto ricca di armonie, al limite del sinfonico. Per questo, nel tour in corso, si è fatto affiancare non da una band ma dai 50 strumentisti della Evolution Tempo Orchestra, l’orchestra sinfonica nazionale della televisione di stato della Romania Tvr1, diretta da George Natsis.

Parafrasando il nome del gruppo, un’evoluzione naturale. Vai, infatti, scrive e compone su spartito, sin dai tempi in cui riportava sul pentagramma le parti quasi inestricabili di Frank, e dichiaratamente è abituato a concepire i propri brani pensando ai movimenti esatti per ogni singolo strumento, e dunque per la dimensione di un’orchestra.

A Trieste, in circa due ore di concerto saranno eseguiti, riveduti e “adattati”, cavalli di battaglia come “For The Love of God”, “Velorum”, “Whispering a Prayer”, “The Attitude Song”, “Racing the World“, “The Murder“, e la suite “Fire Garden“.

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